Violenza
Autrice: Amalia Leo
Mi chiamasti Amore
quando boccioli di emozioni
si schiusero in petali di sguardi
in un soffio di promesse
raccolte nel candido velo
a celare
l’inganno.
… E mi chiamavi Amore
quando i cattivi pensieri
mortificavano le quotidiane certezze
e pian piano
l’orco del pozzo risaliva
a riempire le
stanze
d’ingombranti fantasmi.
E continuavi a chiamarmi Amore
quando la violenza copriva l’Anima
e la mia Anima tradita,
d’ostinazione,
in silenzio,
respingeva l’inganno.
E mi hai ancora chiamato Amore
quando hai tatuato di sangue le tue unghie
fino a imprigionare il mio Tempo
nel tuo scrigno di pietra:
indelebile
vittima e carnefice.
Per contattare l’autrice: amaleo@inwind.it
Non è mai facile affrontare il tema della violenza al
di là della cruda cronaca, che può soddisfare solo il “voyeurismo dell’orrido”.
Amalia
Leo scrive di qualcosa di molto duro, terribile, e lo fa
focalizzando l’attenzione sulla profonda contraddizione “violenza/amore”, sulla
favola che l’orco si auto-racconta per giustificarsi. «Violenza» descrive con
grande precisione il senso di fatalità, di sgomento, mentre l’Anima cerca di
raggiungere l’unico rifugio possibile, il più possibile lontano dall’evento.
Amalia Leo chiude
il componimento con un’immagine particolarmente riuscita: lo scrigno di pietra,
quel “senso indelebile” che ogni volta rischia di fare della vittima un
carnefice e viceversa. Da questa terribile consapevolezza, e solo da questa, è
possibile ripartire per poter sperare nel riscatto, nel cambiamento.
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