La
festa della conversione di San Paolo, che cade il 25 gennaio, è una data molto
importante per le previsioni meteorologiche. «Se il giorno di San Paolo, è
sereno, godrem l’annata e l’abbondanza in seno; ma se fa freddo guerra avremo ria
e se nevica o piova carestia» dice un proverbio. Un altro, più misterioso,
sostiene: «Non me ne curo dell’endegaro se il giorno di San Paolo non è né scuro
né chiaro». L’endegaro, ovvero l’indicatore, indica i primi ventiquattro giorni
di gennaio che servono per i pronostici.
Un
altro proverbio dice a sua volta: «Delle Calende non me ne curo purché a San
Paolo non faccia scuro». Le Calende del proverbio si riferiscono al fatto che l’usanza
ha come punto d riferimento iniziale il primo di gennaio, che come tutti i
primi del mese i Romani chiamavano Calende, dal verbo calo, chiamare. «Nei tempi antichi» spiegava Macrobio «prima che i
fasti fossero resi pubblici… un pontefice minore aveva l’incarico di osservare
il primo apparire della luna nuova e di annunciarlo al re dei sacrifici. Il re
e il pontefice minore compivano un sacrificio; poi il pontefice calata – cioè chiamata – la plebe in
Campidoglio presso la Curia Calabra, vicino alla capanna di Romolo, proclamava il
numero di giorni che restavano per giungere dalle Calende alle None: se diceva
cinque volte la parola calo voleva
significare che le None cadevano il 5; se la ripeteva sette volte voleva
significare che le None cadevano il 7. Quanto a calo, deriva dal greco kalo
che significa chiamo, e dunque sembrò bene denominare Calende questo giorno in
quanto era il primo dei giorni calati, ovvero chiamati.»
Le
Calende indicano la seguente operazione: si prendano dodici gusci di noci, li si
numeri da uno a dodici, vi si versi un poco di sale esponendoli all’aria aperta
nella notte della vigilia di San Paolo. L’uno è gennaio, il due è febbraio e
via di seguito fino al dodici che è dicembre. Al mattino successivo si osservi
se e in quale dei vari gusci si è sciolto il sale. Al guscio del sale sciolto
corrisponde un mese asciutto; a quello del sale rimasto concreto un mese
piovoso. Anche se il tempo dei vari mesi fosse sfavorevole alle campagne, non
ci si preoccupi fino al mattino seguente perché, come s’è detto, il proverbio
sostiene: «Delle Calende non me ne curo purché a San Paolo non faccia scuro».
Un altro latino, che riporta il Sanuto nei suoi Diarii in data 25 gennaio 1490, dice a questo proposito: «La giornata
chiara di San Paolo è indice di un anno ricco di messi; se c sono neve e
pioggia è segno del tempo di carestia; se la giornata sarà ventosa ci sarà
discordia tra i popoli; se sarà nuvolosa ci sarà moria di animali».
(tratto
da Lunario di Alfredo Cattabiani)
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