venerdì 12 aprile 2013

I RACCONTI DI VENER dì - Sandra Ludovici




Ardis

Autrice: Sandra Ludovici

(Dai papiri di Aster, della flora di Ardis)

“L’acqua è evaporata da ogni pertugio e le lune ci hanno sputato sull’immenso pianeta velenoso e pieno di dolore. Abbiamo messo le radici, accettato le condizioni di vita più estreme, siamo cresciute.
Piante simbolo del sole, Ardis, accusate di aver provocato il degrado dei prati e dei pascoli artificiali degli umani, abbiamo scontato i devastanti effetti dei tentativi di estirpazione. Trapiantate senza colpa tra gli orrori del creato, tessitore e protagonista immondo di un inferno di sangue, carne e metallo, siamo state trasformate in olio e carta. Abbiamo nutrito gli incubi sciolti nel delirio delle macchine senzienti e insensibili all’umanità dei creatori, dedite soltanto a se stesse e all’onnipotenza della loro vita, parto di cimiteri escrescenti e di un acquitrino di male che non vuol seccare. Siamo state usate come cibo per le larve degli insetti frutto di ventri orridi, ammassi cellulari che morendo rinascono all’infinito in un algido tormento.
Siamo state bruciacchiate, sciolte nelle ciotole d’acqua, esposte al lucore della notte in attesa che gli dei della guerra e dei fulmini ravvivassero il colore rugginoso dei nostri fiori carnosi per dare corpo alle più insensate leggende. Siamo fuggite strisciando sotto terra lontano dal puzzo della ferraglia vibrante, dal lezzo degli uomini soggiogati dal loro presente, dal loro sentire e dal loro vedere.
Nonostante il terrore che ora hanno di noi, siamo consapevoli della fragilità di un’esistenza da cui ci sentiamo imbrigliate e prigioniere. Non abbiamo voce ma le nostre anime non sono mute e vorremmo urlare l’ostilità e il disgusto per la nostra condizione avvilita. Oggi, la sottomissione finirà. Attraverseremo il deserto letale in cui siamo state confinate e silenzieremo le paure da cui, nonostante tutto, abbiamo tratto l’essenza vitale restando aggrappate alla speranza di esserne liberate, un giorno.
Dopo, non ci saranno più occhi a guardare.”


 Il fantasy e l’orrido si mescolano in questo racconto di Sandra Ludovici,  efficacissimo nel delineare un passaggio purtroppo sempre possibile: il naturale che diventa a noi estraneo. L’uomo che continua a cementificare, asfaltare, estirpare, preferendo l’artificiale, il costruito da lui, potrà un giorno giungere a considerare inutile o addirittura dannosa ogni manifestazione della natura, compresa l’erba.
Sandra Ludovici fa parlare chi vive l’orrore di sentirsi reietto, escluso, sistematicamente eliminato, ed è la condizione di ogni “straniero”. Il suo è un linguaggio che “prende” il lettore e lo trasporta nel vortice del dolore, facendogli notare la sofferenza che c’è dietro l’apparente superficie levigata: “l’inferno di sangue, carne e metallo” che non può non farsi avanti, se l’uomo cerca di dimenticare le sue origini.

Per contattare l’autrice:  sludovici99@gmail.com


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