I dolori
del giovane Walter
(non è
che mi tradisci?)
Autore: Peppino Ferrari
Amore mio certamente io sono all'antica, ma forse tra
noi è sorto uno spiacevole equivoco: quando ti parlavo del mio ideale femminile
mi riferivo ad una donna di tradizione, non di tradimento.
Intrattenere gli amici va bene, farli divertire va
bene, ma tu li sollazzi e non so se ha ragione tua madre nel ritenerti un po'
esuberante, o la mia nel ritenerti un po' zoccola.
Certamente, come si dice, le corna son segno di salute
e tu onestamente scoppi di salute: ora non desidero certamente augurarti
malattie, ma almeno un po' di convalescenza.
Prendo anche riguardosamente atto che quando ti capita
qualche volta una piccola “distrazione”, con la mente sei sempre con me e che
“sei lì”, come ti affanni a spergiurare, “solo con il corpo”, un po’ come
cantava la Caselli
“con il corpo sono qui, ma la mente mia non c’è”. Ora (a parte che la tua assenza mentale a “Lui”
non importa un fico secco), questo tuo continuo andare di corpo comincia ad
essere preoccupante.
Quando ti raccontai che i miei avi nobili facevano
calzare le scarpe nuove ai camerieri per un paio di giorni per poi infilarle
senza rischi di calli, il discorso era circoscritto ai soli piedi ed era solo
per un paio di giorni (e d'altra parte nell'infilarti ti ho sempre trovata più
che comoda, extra large) e per di più due calli ora me li ritrovo sulla fronte.
Certamente ci possono essere momenti di smarrimento,
ma tu, amore mio, sembra che vivi in un labirinto; è vero pure che a volte “non
ti capisco”, ma è solo perché mi si è abbassato l'udito (e forse un po' anche
lu “dito”).
Non so che fare: tua madre mi dice che sei una donna
che soffre tanto, mia madre conferma che sei una donna che s' offre tantissimo.
Non mi resta quindi che incassare, incassare e ancora
incassare e forse è per questo che sono sempre più “incassato”. (Porca
miseria).
La gustosa ironia di Peppino Ferrari – già ben chiara nel titolo e, soprattutto, nel
sottotitolo – si distende in un “racconto/lettera” che è una miniera di trovate
linguistiche e tocchi sarcastici, ma su tutto c’è un umorismo canzonatorio che
alleggerisce i toni di quello che si prefigura come un classico, tra i
possibili drammi familiari.
“Dramma/commedia” nel quale si affacciano, all’inizio
e alla fine, le due madri, le cui posizioni antitetiche mostrano e dimostrano
la possibilità dei molteplici punti di vista.
Con la sua grande bravura, Peppino Ferrari si diverte e fa divertire il lettore, spezzando una
lancia a favore della leggerezza.
Chi legge si sofferma soprattutto sulle varie “versioni
linguistiche”, che colgono nel segno e sviluppano il tema del tradimento; vogliamo
segnalare soprattutto quel “soffre/s’offre”, efficacissimo tocco finale che
descrive come meglio non si potrebbe il dolore e il disorientamento del (suo
malgrado) protagonista.
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