venerdì 26 aprile 2013

I RACCONTI DI VENER dì - Annalisa Miceli




Scarpette rosse


Autrice: Annalisa Miceli

Come oggetti nel cassetto. Così, Charlotte cercava i vocaboli. Ma loro, invisibili, le sfuggivano perché vagavano impalpabili sul treno della frase che, come un fulmine, saettava nella stazione dei suoi pensieri. Apriva e chiudeva gli scompartimenti della sua vita con le parentesi tonde, quadre solo se gli eventi erano importanti. Quando diventavano graffe, lei sapeva che era arrivato il momento di diventare la donna dentro la fortezza ben difesa dei suoi libri, dove solo una narrazione felina poteva salvarla dalla pericolosa curva che il treno stava prendendo nella savana dell’intuizione. Si sporgeva dai capitoli con un incedere irrequieto. Non c’erano finestre che davano su coincidenze d’emozioni. Scaraventava giù le domande riposte sul piano bagagli, aveva declinato l’invito a cena del passato che non le piaceva e guardava, inorridita, l’apostrofo morire inchiodato al muro dall’ansia di prestazione. A volte, poggiava l’articolo sul davanzale, perché le sembrava pesante col suo cappello di lana a giugno. Non accettava i reclami delle frasi fatte scendere alle fermate intermedie delle pagine. A quelle successive, le chiedevano, in fila, di risalire la foce del fiume creativo, vestite con una praticità più elegante, ma Charlotte non rispondeva a quelle provocazioni  che, alle sette del mattino,  litigavano nella sala d’aspetto delle illusioni per una prenotazione che non si trovava. Stava attenta a non calpestare le metafore: spiegavano i doppi sensi delle strade non illuminate dalla ragione. Non capiva i puntini sospensivi ma, spesso, si dimenticava di tenere al guinzaglio i cavalli delle idee e non ce la faceva a rincorrerle a piedi per ore. Aveva abbandonato le rime a diciotto anni. Non era più una bambina. Il difficile, ora, non era mantenersi in equilibrio sul filo del linguaggio con l’asta pennuta, e nemmeno uscire indenne dalle cascate di una virgola. No, sapeva che doveva vivere all’altezza del suo viaggio, non fermarsi mai, neppure per un istante, col gioco della fantasia. Alla sua età, ritrovandosi in un bel loft mentale arredato di sogni che sapevano ancora di pittura fresca, moriva dalla voglia di discutere ancora di vita. Tra una stella e una nuvola, intravide il pensiero che l’aspettava, seduto, al lume di candela. Non aveva ancora finito di parlargli di ricordi, che avvertì un vuoto d’aria a forza di guardare i suoi occhi di cielo. Bastò per amarsi e nascondersi dietro il gemito del tramonto. Asciutto di sole e con lo zefiro sulle spalle, sprigionò la sonorità concertata del vivere col pianoforte delle sue dita di luna, che affondarono Charlotte nelle parole ritrovate. Scivolarono sulla neve delle pagine nude che stavano allestendo spettacoli nei libri, caddero sul palcoscenico delle storie tra le luci strabilianti della fantasia e scomparvero nelle infinite voci che si inseguivano toccandosi con la punta delle scarpette della scrittura.

Annalisa Miceli ama scrivere sul mondo della scrittura (tra l’altro, collabora mensilmente con «I 2Mila Segnalibri»): le singole lettere che si intrecciano, le parole che si cercano, le emozioni suscitate dalla lettura… tutto si fa inno limpido e duraturo.
Affermiamo spesso che la parola ha una capacità immensa, e i poeti e i narratori lo sanno bene, ma questa giovane scrittrice va oltre le affermazioni generiche e ci permette di immergerci in essa.  
Con uno stile decisamente originale, Annalisa Miceli trasforma “l’impalpabilità” di tale valore in concretezza: grazie a lei, la traccia scritta o parlata si fa colore, agente atmosferico, oggetto; e poi, ancora, sussulto, emozione, impressione, suggestione.
Sì, la parola è tutto questo, e leggendo e rileggendo «Scarpette rosse» ne diventiamo sempre più consapevoli; grazie, appunto, ad un valore, ad un potere benefico che riusciamo finalmente a stringere tra le mani.

Per contattare l’autrice: lisapoetry@virgilio.it


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