mercoledì 27 marzo 2013

I giorni prestati ovvero i giorni della Vecchia





«Dè impresté, o nùval o bagné», «Giorni prestati o nuvolosi o bagnati» sostiene un proverbio romagnolo. I giorni prestati sono gli ultimi tre di marzo con i primi tre di aprile: giorni difficili a causa di una vendetta. Si favoleggia che un pastore, vedendo che la primavera era sbocciata in tutto il suo rigoglio alla fine di marzo, fece uscire i capretti portandoli ai pascoli. Il capriccioso e bizzarro Marzo non apprezzò quella decisione considerandola come una sfida e un’offesa, e decise di vendicarsi. Ma si era proprio agli ultimi giorni del mese: chiese allora tre giorni in prestito ad Aprile e per sei sconvolse la terra con neve, vento, pioggia e grandine. Nel mondo era sceso un freddo polare.
Il pastore non rimase certo con le mani in mano: al primo cenno di burrasca radunò in stalla il gregge; poi, acceso un gran fuoco nel forno, ve lo rinchiuse perché si scaldasse. Qualche ora dopo Marzo bussò alla sua casa e, quando fu entrato, domandò: «Come se la passano le tue caprette sui pascoli con questa stagionaccia che è più brutta di tutto l’inverno passato?»
«Come se la passano?» rispose il pastore. «Magnificamente come se ci trovassimo nella canicola.» E spalancò trionfante la portella del forno. Ma lo spettacolo lo terrorizzò, mentre Marzo rideva sotto i baffi: le caprette erano morte stecchite digrignando i denti.
Questi giorni son detti in alcune zone della Romagna «della Vecchia» perché una variante della leggenda trasforma il pastore in una vecchia che per tutto il mese di marzo aveva protetto i suoi capretti sfidando i capricci stagionali del mese: se pioveva al piano, lei li portava al monte e viceversa. La sera del 28, quando ormai marzo era agli sgoccioli, ebbe l’imprudenza di esclamare: «Hai finito, caro Marzo, di fare il matto, non me li farai più  morire gli agnellini». Marzo, già irritato per la sveltezza con cui la vecchia era riuscita a eludere le sue tempeste, si adirò a tal punto da chiedere e ottenere da Aprile tre giorni in prestito in modo da scatenare una tempesta di una settimana. La conclusione è eguale alla precedente.
Ma secondo Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi la vecchia della leggenda è ancora una volta l’eco dell’anno morente negli ultimi freddi invernali, la vecchia Madre Terra destinata a essere presto sostituita dalla nuova Madre Terra, giovinetta fiorente. Quanto alla leggenda dei giorni prestati potrebbe essere l’eco, come quella dei giorni della merla, di un’arcaica riforma calendariale.
Dalla piovosità dei «giorni prestati» i contadini traggono previsioni e orientamenti. Dice un proverbio romagnolo: «La Vecia la pesca, u j e’ gren e l’esca» ovvero «Se la Vecchia è immersa nell’acqua, ci sono il grano e il becchime». Un altro rammenta che «Per la Vecchia non si possono legare le viti, altrimenti le gemme diventano cieche».

(Alfredo Cattabiani, tratto da «Lunario»)


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