venerdì 15 marzo 2013

I RACCONTI DI VENER dì - Clara Santin





Poison

Autrice: Clara Santin

Avevo vent’anni quando ti ho conosciuto e la mia verginità crollò il giorno stesso, sotto l’azzurro dei tuoi occhi. Mi ero illusa che con le tue scarse doti amatoriali non saresti andato lontano da me. Povera scema! Non te ne sei lasciata scappare una: dalla casalinga insoddisfatta, alla maestrina di campagna, all’intellettuale di sinistra. Tu parlavi di coppia aperta e ti sentivi a tuo agio tra quelle donne sicure del loro corpo, che
sceglievano il maschio da portarsi a letto e poi allegramente se lo scambiavano. Aveva fatto il giro dei letti della città, quel maschio, mio marito Sono passati gli anni, per me, mentre tu… tu no, sempre in forma, vai a sciare, fai alpinismo, e d’estate nuotate e passeggiate in bici. Hai continuato a collezionare i più grossi troioni, vantandone sotto l’ombrellone, alle mie spalle. Da vent’anni dormiamo in camere separate e non ho più
avuto la grazia di vederti nudo, sempre coperto, anche in bagno, quasi ad invitarmi a fare altrettanto. Giri gli occhi se intravedi le mie flaccide chiappe o la pancia che mi copre ormai il pube. I tuoi occhi di ghiaccio rivelano molto più di qualsiasi specchio. Io invece passerei le ore a guardarti, bello come sempre. I capelli, folti come un tempo, ora grigi, e le rughe che ti incorniciano la bocca, mettendola in risalto. Maledetto!!
“Esci anche stasera? “Si, vado al cinema con Giovanni”. Figurati! La macchina sa di “Poison” quando esci con Giovanni; abbassi lo sguardo e ti trema impercettibilmente la voce quando dici stronzate.
Paola da anni vuole che mi liberi di te e mi ha presentato un’amica che “t’insegnerà a stare al mondo!!”. Bella, intelligente ma soprattutto una che sa pesare gli uomini e non ci perde troppo tempo. Beata lei! Le ho invitate a prendere un tè; tu sei uscito per la consueta “sbicicletatta”, indossando la tua vecchia tuta, guanti e berrettino di lana in testa. Oggi almeno, mi son detta, è contro ogni tentazione. Le mie amiche sono arrivate dopo poco e le ho portate a spasso per il nostro piccolo appartamento.
– Questa è la stanza di tua figlia? -
- No… di mio marito. Da anni dormiamo in camere separate. Ad una certa età… è più comodo -
- E poi a separarsi ci si impoverisce - sentenzia velenosa Paola.
- Tu invece? Stai con qualcuno? – chiedo a Laura.
- No… decisamente nooooo - E scoppia in una fragorosa e contagiosa risata.
- Scusate ahaahahahaha, ho appena chiuso una… aahahahah una storia ahahahahahah -
- Ah, bene. Di solito le storie finite intristiscono. Tu invece l’hai presa bene! -
- Beh, la mia è una storia comica: tempo fa ho conosciuto un uomo che sembrava avere come unico difetto l’esser sposato, benché giurasse che il suo matrimonio fosse finito da anni. Un bell’uomo, sensuale nel modo di fare, intrigante… boh. Insomma siamo finiti a letto, cioè… ahhh, all’inizio diceva che mi desiderava troppo, che tutta quella passione lo annientava… ahahhah. Insomma, ci ha provato più volte, pasticche blu, gel rosso, stimolazioni varie, niente! L’alza bandiera restava giù, non gli si rizza più. Ahahhh -
Ovviamente non gli era mai successo ehh. Scherzi! ahahahahah.
Stavamo ancora ridendo quando sei entrato e ti sei bloccato di colpo, con la porta in mano. Ci ho messo un po’ a capire ma poi… ti assicuro ahahhaha, è la cosa più divertente che ti potesse succedere. Ahahahahah.

Leggerezza e forte ironia in questo racconto di Clara Santin, che mette alla berlina un tabù tipicamente maschile ancora oggi onnipresente, ormai furbescamente sfruttato anche dall’industria farmaceutica.
Dialoghi spigliati, tanto scherno e una punta di sarcasmo: Clara Santin descrive con brio ciò che “potrebbe capitare e capita sicuramente”, in un contesto “allargato” in cui il maschio di turno non può che rimetterci la faccia, prima o poi.
Ci sembra quasi di vederle, davanti agli occhi, le amiche, piacevolmente riunite in un “senso di complicità” purtroppo ancora sconosciuto agli uomini. L’immagine finale è sommamente efficace: l’uomo solo, solissimo, con il suo problema che mai e poi mai ammetterebbe “ufficialmente”, investito da una risata che sembra quasi arrivare da tutte le donne del mondo.

Per contattare l’autrice: clarasantin@yahoo.it
 

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4 commenti:

  1. Dissacratorio ma a volte divertente questo amaro racconto che però, mentre sembra denunciare una spietata superficialità unidirezionale, sottende quasi il desiderio di imitazione del peggior maschilismo!!

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  2. Mi dispiace Marisa, di dare l'impressione di voler imitare il peggior maschilismo. In realtà le 'protagoniste' ridono del maschio piacione tutto rivolto su se stesso e sulla propria prestanza fisica. Ora, come la bellezza e' effimera, così e' appunto, la prestanza fisica e puntare su ciò tutto il mondo relazionale be' ... Credo sia riduttivo, sbagliato e a volte e'.....comico! come mi piacerebbe che quegli uomini si mettessero una buona volta in discussione e scoprissero l'importanza dell'affettività, della complicità con la propria compagna, ridendo insieme di quei momenti. Clara

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  3. Ma no. Non è per nulla un'imitazione del maschilismo. E' un volare autoironico oltre le tristezze provocate dall'incapacità maschile di guardare al di là di sé. Amarezza e sarcasmo lo rendono palpabile. Reale. Una nuova lettura del femminismo?

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  4. Preferico parlare della forma e non del contenuto (che riconosco accattivante).
    Qualche aggettivo di troppo. Qualche inutile cattiveria. Ha i difetti della storia raccontata allo specchio. Da autoanalisi.

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