sabato 30 giugno 2012

Un nuovo progetto editoriare de Gli Occhi di Argo


Pensando che in tanti avevano votato per la copertina numero 3 con l’immagine di Ophelia, abbiamo creduto di fare cosa gradita scegliendola per la pubblicazione della nostra Agenda 2013.
Di seguito trovate il bando per partecipare alla selezione e, dopo l’immagine di copertina, se leggerete il testo dedicato a Ophelia in grassetto abbiamo evidenziato i tanti temi che questa figura tratta, ve li proponiamo con l’intento di stimolare la vostra produzione artistica e letteraria e per realizzare insieme 

Ophelia - Agenda 2013

Ecco il Regolamento

1) L'associazione artistica e letteraria “Gli Occhi di Argo” bandisce il Concorso Nazionale Ophelia – Agenda 2013, per racconti e poesie brevi che saranno pubblicati nell’Agenda 2013.
2) Il concorso è gratuito; il tema è legato all'affascinante e tragica figura di Ophelia.
3) È possibile partecipare inviando opere fino al 10 ottobre 2012.
4) Sono previste due sezioni: narrativa (brevi racconti) e poesia. Ogni partecipante può inviare un solo racconto o una sola poesia in tema (pena l’esclusione).
5) Per la categoria narrativa è possibile inviare un racconto della lunghezza massima di una cartella (1800 battute spazi inclusi). Per la categoria poesia è possibile inviare una poesia della lunghezza massima di 30 versi.
6) Le opere non devono essere già state pubblicate e l’autore ne dichiara la proprietà.
7) I lavori dovranno pervenire via email, all’indirizzo: occhidiargo@hotmail.it.  Devono essere accompagnati da una nota contenente i dati dell’autore: nome e cognome, indirizzo, e-mail, numero telefonico e una breve nota biografica.
8) La partecipazione al concorso costituisce automatica autorizzazione alla pubblicazione dei lavori inviati senza aver nulla a pretendere come diritto d’autore. I diritti rimangono comunque di proprietà dei singoli autori, i quali, partecipando, implicitamente dichiarano la paternità dell’opera inviata. La partecipazione vale inoltre come liberatoria per l’uso dei dati anagrafici ai fini del concorso stesso e per l’inserimento nella nostra mailing-list (da cui si potrà richiedere la rimozione in ogni momento).
9) Chiusa l’iscrizione, le opere saranno valutate da una Giuria il cui giudizio sarà insindacabile.
10) I lavori giudicati idonei saranno pubblicati gratuitamente nell’Agenda 2013.
Tutti i partecipanti riceveranno personale comunicazione sugli esiti del concorso.
Per ulteriori informazioni preghiamo di contattare l’associazione via e-mail: occhidiargo@hotmail.itgliocchidiargo@gmail.com
Il concorso si concluderà nel Cilento in data di stabilirsi (presumibilmente nel mese di dicembre 2012) con la presentazione dell’Agenda 2013.

N.B.: Le opere inserite nei nostri Concorsi sono di proprietà esclusiva degli autori.
Gli Occhi di Argo non può essere considerata responsabile di eventuali plagi o illiceità commesse dagli autori e per il concetto delle opere pubblicate. Gli autori sono titolari dei diritti sulle loro opere, fatte salve le nostre pubblicazioni per le quali non potranno richiedere alcun compenso.


Il tratto principale del carattere di Ophelia è l'obbedienza a suo padre, caratteristica, questa, che nel sedicesimo secolo era fondamentale per la reputazione di una fanciulla.

È una giovine senza madre, senza nutrice, meticolosamente custodita,
-potremmo dire incarcerata? - dal padre e dal fratello. Una ragazza introversa, senza compagne con cui giocare o parlare d’amore, una fanciulla che crede ancora che tutto il suo dovere sia l’ubbidire.  
Legge i libri delle preghiere, ricama.
E a un tratto il principe la corteggia: un giovane, tanto più in alto di lei, le parla d’amore.
Il fratello l’invita alla prudenza, alla castità. Il padre le dice che deve vendere a caro prezzo la sua verginità.
Ophelia è divisa tra l'obbedienza al padre e l'amore per Amleto.
Si presta ai raggiri del padre per ingenuità e  accetta di incontrare Amleto mentre il genitore spia col re da dietro una tenda; pensa che si tratti solo di capire se Amleto è davvero innamorato di lei: non sospetta altri inganni.
Lo incontra sperando che davvero sia così.
“Crede di vivere in una commedia” il cui lieto fine inevitabile, dopo gli equivoci e le difficoltà, sarà un matrimonio, e, invece, “vive una tragedia”: Amleto furioso le rinfaccia di avergli creduto quando la corteggiava e le urla che non ci sarà mai matrimonio.
La invita, sprezzante, ad andarsene in convento, e poi la deride davanti a tutti mentre va in scena uno spettacolo di corte, le indirizza battute a doppio senso, pesanti e, infine le uccide il padre per poi imbarcarsi, senza una parola.
Ophelia e la sua particolare morte acquatica rappresentano il simbolo del suicidio femminile, della follia, dell’amore tradito e infranto.
È lo sgretolarsi di tutte le aspettative femminili. Quelle del suo tempo, ma in qualche modo anche di quelle che un sentimento attuale cerca ancora d’inculcare nell’immaginario delle più giovani.
È l’emblema della donna ingannata, respinta, che perde la dignità e, quindi, il diritto stesso alla vita. Questo noi vogliamo affrontare.
Ophelia sa incamminarsi dietro la traccia del suo stesso disorientamento fino all’ultimo abbandono nelle braccia della morte.
Questa figura tragica è entrata nell’immaginario collettivo come un giglio, come la vestale virginale e candida in contrapposizione alla donna fatale. Questo noi vogliamo sovvertire con l’arte. Vogliamo fare riemergere Ophelia dal suo stesso annegamento.
Questo noi vogliamo far emergere
Ophelia rappresenta quegli animi tanto puri, che non s’adeguano alla corruzione del mondo eppure soccombono. Noi vogliamo resuscitare la dignità sua e della bellezza della vita e dell’arte.
L’abbiamo scelta perché speriamo possa essere motivo di discussione non solo sull’amore, ma anche sulla condizione femminile e maschile nell’ambito delle relazioni umane.
L’abbiamo scelta per affrontare l’argomento del dolore, della follia, del suicidio e ancora della paura, ma anche per riflettere su quanto le aspettative di noi stessi e degli altri possano essere schiaccianti.
Abbiamo scelto Ophelia, perché attraverso la finzione teatrale ogni scrittore e poeta possa ridisegnare la propria realtà artistica in questa dimensione altra che, per convenzione, chiamiamo vita.


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