mercoledì 28 novembre 2012

Lia Lo Bue - Versi per un arcobaleno peregrino



Autrice: Lia Lo Bue
Titolo: Versi per un arcobaleno peregrino
Editore: Gli Occhi di Argo
Anno di pubblicazione: 2012
Numero pagine: 58
Copertina: a colori, cartoncino rigido brossurato
Formato: 14,5x21
Introduzione di: Francesco Sicilia




Progetto grafico: MITO  graficamito@gmail.com
Codice ISBN 978-88-97421-30-6
Prezzo di copertina euro 8,80
Spese di spedizione euro 3,63 (raccomandata postale)
Per info e ordini: gliocchidiargo@gmail.com
e.mail autrice: lialobue@libero.it


La poesia di Lia Lo Bue è – apparentemente – un canto solitario, un articolato monologo che si snoda lungo un percorso poetico affascinante. La protagonista, la stessa autrice, inventa una figura ideale di riferimento e ad essa parla, con essa interagisce, verso dopo verso, pagina dopo pagina.
C’è spazio per la gioia, lo stupore, il piacere, il sorriso, ma anche per l’amarezza, la rabbia, la delusione. In altre parole, c’è spazio per la vita: quella vera, quella vissuta, e così l’invenzione del personaggio di riferimento “si trasforma” in qualcosa di concreto, palpabile. È il miracolo, questo, dell’arte, reso possibile dalla forza espressiva delle parole.
Spesso la quotidianità è faticosa, la comprensione reciproca si fa largo a stento. In tali frangenti, chi possiede il dono preziosissimo dell’arte ha una possibilità in più per decifrare, comprendere, aumentare il proprio grado di consapevolezza. È proprio in quest’ottica che va letta «Versi per un arcobaleno peregrino», raccolta sorprendente sotto molti punti di vista. A cominciare dalla genuina forza espressiva dell’autrice, voce limpida che trascende “l’immediato” per ritrovarsi (e far ritrovare il lettore) in un universo emozionale che certamente appartiene a tutti noi.
Un altro aspetto sorprendente di questa poesia è rintracciabile nelle tante immagini scaturite dalle parole e da esse potenziate: la presenza e l’assenza, il fuoco e il ghiaccio, il peso e la fugacità, in un continuo “rimando al doppio”, alla possibilità e alla sua negazione.
Lia Lo Bue ci parla – e lo fa con una maestria tutta da godere – della vita e delle sue ambiguità, contraddizioni, ripensamenti, il tutto in un percorso lineare che comunque conduce all’epilogo chiarificatore. L’addio è inevitabile, così come lo è stato “l’incontro/invenzione”. È la stessa autrice, in una nota introduttiva, a spiegare la necessità di questo incontro; non possiamo dubitarne, alla fine della lettura, e chiudendo l’ultima pagina viene voglia di soffermarsi su immagini vivide che certamente restano dentro, nel cuore di chi legge. 

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