Autrice: Lia Lo Bue
Titolo: Versi per un arcobaleno peregrino
Editore: Gli Occhi di Argo
Anno di pubblicazione: 2012
Numero pagine: 58
Copertina: a colori, cartoncino rigido brossurato
Formato: 14,5x21
Titolo: Versi per un arcobaleno peregrino
Editore: Gli Occhi di Argo
Anno di pubblicazione: 2012
Numero pagine: 58
Copertina: a colori, cartoncino rigido brossurato
Formato: 14,5x21
Introduzione di:
Francesco Sicilia
Codice ISBN 978-88-97421-30-6
Prezzo di copertina euro 8,80
Spese di spedizione euro 3,63 (raccomandata postale)
Per info e ordini: gliocchidiargo@gmail.com
e.mail autrice: lialobue@libero.it
Prezzo di copertina euro 8,80
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La poesia
di Lia Lo Bue è – apparentemente – un canto solitario, un articolato monologo
che si snoda lungo un percorso poetico affascinante. La protagonista, la stessa
autrice, inventa una figura ideale di riferimento e ad essa parla, con essa interagisce,
verso dopo verso, pagina dopo pagina.
C’è spazio
per la gioia, lo stupore, il piacere, il sorriso, ma anche per l’amarezza, la
rabbia, la delusione. In altre parole, c’è spazio per la vita: quella vera,
quella vissuta, e così l’invenzione del personaggio di riferimento “si
trasforma” in qualcosa di concreto, palpabile. È il miracolo, questo, dell’arte,
reso possibile dalla forza espressiva delle parole.
Spesso la
quotidianità è faticosa, la comprensione reciproca si fa largo a stento. In
tali frangenti, chi possiede il dono preziosissimo dell’arte ha una possibilità
in più per decifrare, comprendere, aumentare il proprio grado di
consapevolezza. È proprio in quest’ottica che va letta «Versi per un arcobaleno peregrino», raccolta
sorprendente sotto molti punti di vista. A cominciare dalla genuina forza
espressiva dell’autrice, voce limpida che trascende “l’immediato” per
ritrovarsi (e far ritrovare il lettore) in un universo emozionale che
certamente appartiene a tutti noi.
Un altro aspetto sorprendente di questa poesia
è rintracciabile nelle tante immagini scaturite dalle parole e da esse
potenziate: la presenza e l’assenza, il fuoco e il ghiaccio, il peso e la
fugacità, in un continuo “rimando al doppio”, alla possibilità e alla sua
negazione.
Lia Lo Bue ci parla – e lo fa con una maestria
tutta da godere – della vita e delle sue ambiguità, contraddizioni, ripensamenti,
il tutto in un percorso lineare che comunque conduce all’epilogo
chiarificatore. L’addio è inevitabile, così come lo è stato “l’incontro/invenzione”.
È la stessa autrice, in una nota introduttiva, a spiegare la necessità di
questo incontro; non possiamo dubitarne, alla fine della lettura, e chiudendo l’ultima
pagina viene voglia di soffermarsi su immagini vivide che certamente restano
dentro, nel cuore di chi legge.
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