Siete
tutti invitati alla mostra fotografica «Contaminazioni»
di Michele Angelillo che
s'inaugurerà al Palazzo Civico delle Arti di Agropoli (Via C- Pisacane, ex Pretura, zona Porto) sabato 17 novembre alle ore 18.00 a
cura mia. «Lo specchio e l'obiettivo»: Ironica, divertente, nostalgica,
simbolica, complessa
la ricerca fotografica di Michele Angelillo rivela una propensione ambiziosa e
affascinante: lo studio del “dentro”. Araldi di questo bisogno d’indagine sono
già i titoli delle mostre «Attraverso», «Inside» che predispongono
l’osservatore al viaggio per antonomasia: quello interiore. Infatti, non si può
valutare la proposta dell’artista solo alla luce del modus operandi
sull’immagine – spesso supporto iconografico è la radiografia del soggetto o
dell’oggetto – se non legandola ad un discorso più ampio e articolato congiunto
all’inconscio. È citato, quindi, il dentro e il fuori, un sistema dualistico
nel quale strutture simboliche traggono il loro senso dalla tensione tra le due
componenti, apparentemente contrapposte, laddove il singolo elemento, isolato,
avrebbe minore forza, in una visione, accattivante, di tesi e antitesi. Di
conseguenza appaiono frequenti alcune tematiche: il cranio, sede del mentale, -
allegoria di Atena, uscita dalla testa di Zeus – il cranio, ausilio di pratiche
magico-religiose, oggetto d’evocazione dell’immortalità e della veggenza,
concentrazione dell’energia spirituale che, nell’interpretazione di Michele
Angelillo “contiene”, al contempo, il “fuori”: oggetti quotidiani strappati alla
realtà, e si avvicina all’«Angelus» di Salvador Dalì ove i protagonisti hanno
la testa “piena” di nuvole. Oltre al cranio, la mano che, sul piano simbolico è
correlata allo spirito, anzi può essere considerata suo strumento, al punto che
il pensiero, l’ispirazione o il desiderio si materializzano attraverso l’azione
eseguita dalla mano stessa. La mano costituisce un elemento primordiale che dà
fondamento all’uomo nella sua condizione di creatore, trasformatore e
distruttore e, nella fotografia dell’artista, la sua radiografia regge una
candela che, in un novello “notturno”, è scintilla di vita, mostra e illumina
un (il) percorso.
E ancora la spirale della chiocciola: la strada che conduce alla risoluzione del conflitto con il suo avanzare armonioso e naturale, che consente alla trasformazione di proseguire nel suo cammino, la spirale evocativa del viaggio mitico, della rigenerazione e della rinascita.
La ricerca dell’artista è poi dominata da una predilezione di soggetti tratti dall’universo marino: conchiglie, reti, eliche, pesci, stelle marine, ippocampi proposti in un acceso cromatismo o in soluzioni seriali e iridate di grande efficacia, appaiono come sospesi e fluttuanti, una scelta che approssima l’artista ad una visione surrealista per alcuni dettami che ritornano con forza: l’antigravità, la condensazione, lo spaesamento, il salto di scala. All’indagine dell’inconscio e dell’onirico si lega anche la complessa tematica della maschera che, se da un lato dissimula, dall’altro ha una funzione rivelatrice, motivo fotografico presentato dall’artista con soluzioni grafico-pittoriche di forte impatto visivo. Anche la produzione ispirata ad un’iconografia che reinterpreta la statuaria antica e i siti archeologici, è da intendersi connessa ad un’indagine sulle radici della conoscenza, sulle origini dell’uomo e dei tempi. All’antichità fa da sfondo la notte illuminata dalla luna – più divinità che astro - o il tramonto, cioè i momenti del silenzio e della riflessione che conducono lentamente all’epifania.
La vena ironica e surrealista di Michele Angelillo è memore delle opere fotografiche di Philippe Halsman, mentre l’illustrazione dell’oggetto tratto dal quotidiano ricorda Christian Schad e la fotografia senza macchina che anticipa i più famosi rayograph di Man Ray. Non ultimo da ricordare è El Lissitskij che asserendo come la fotografia abbia caratteristiche non accessibili alla pittura, conferma l’autonomia della disciplina artistica e la sua affermazione d’esclusività quasi utopica ma, come nell’opera di Michele Angelillo, capace di liriche contaminazioni che, davvero, s’incontrano in maniera perfetta nell’arte contemporanea per eccellenza: la fotografia.
E ancora la spirale della chiocciola: la strada che conduce alla risoluzione del conflitto con il suo avanzare armonioso e naturale, che consente alla trasformazione di proseguire nel suo cammino, la spirale evocativa del viaggio mitico, della rigenerazione e della rinascita.
La ricerca dell’artista è poi dominata da una predilezione di soggetti tratti dall’universo marino: conchiglie, reti, eliche, pesci, stelle marine, ippocampi proposti in un acceso cromatismo o in soluzioni seriali e iridate di grande efficacia, appaiono come sospesi e fluttuanti, una scelta che approssima l’artista ad una visione surrealista per alcuni dettami che ritornano con forza: l’antigravità, la condensazione, lo spaesamento, il salto di scala. All’indagine dell’inconscio e dell’onirico si lega anche la complessa tematica della maschera che, se da un lato dissimula, dall’altro ha una funzione rivelatrice, motivo fotografico presentato dall’artista con soluzioni grafico-pittoriche di forte impatto visivo. Anche la produzione ispirata ad un’iconografia che reinterpreta la statuaria antica e i siti archeologici, è da intendersi connessa ad un’indagine sulle radici della conoscenza, sulle origini dell’uomo e dei tempi. All’antichità fa da sfondo la notte illuminata dalla luna – più divinità che astro - o il tramonto, cioè i momenti del silenzio e della riflessione che conducono lentamente all’epifania.
La vena ironica e surrealista di Michele Angelillo è memore delle opere fotografiche di Philippe Halsman, mentre l’illustrazione dell’oggetto tratto dal quotidiano ricorda Christian Schad e la fotografia senza macchina che anticipa i più famosi rayograph di Man Ray. Non ultimo da ricordare è El Lissitskij che asserendo come la fotografia abbia caratteristiche non accessibili alla pittura, conferma l’autonomia della disciplina artistica e la sua affermazione d’esclusività quasi utopica ma, come nell’opera di Michele Angelillo, capace di liriche contaminazioni che, davvero, s’incontrano in maniera perfetta nell’arte contemporanea per eccellenza: la fotografia.
Antonella
Nigro
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