Voli
di rosa, a fior dei caldi azzurri,
accentuano
in battute auree di spazi
i
solfeggi in sordina dell’autunno.
Spinge,
il capo dell’erba, il delicato
grembo
dell’aria, e ne trapunge in circoli
di
fiduciose musiche i silenzi
che
qualche colpo d’ala acqueo raccoglie
di
tacitati squilli, in quegli argenti
palpabili
di nuvole in risveglio.
Fra
tronco e tronco, ogni area si disegna
di
desideri fluidi e di carezze
che
immaginano in sé voluttuose
nudità
di femminee chiome, sciolte
nell’attesa
di flauti e di velluti.
Sono
qui le laute guarigioni d’aria,
dopo
i canicolari sfiancamenti
delle
polluste estività, che autunnano.
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