La fine della metà “oscura” dell’anno e
l’inizio dell’estate ha costituito da sempre un momento di passaggio in cui la
rigenerazione della vita vegetale è anche la resurrezione della vita cosmica,
un ritorno al tempo mitico degli inizi.
Nella tradizione celtica le due feste
maggiori erano quelle che segnavano rispettivamente l’inizio dell’estate e l’inizio
dell’inverno. Come molte altre popolazioni pastorali, gli antichi Celti avevano
infatti due sole stagioni, non quattro: la metà oscura e la metà luminosa dell’anno.
Nel Nord Europa, inoltre, gli effetti della primavera cominciano a sentirsi solo all’inizio di maggio. Le
successive suddivisioni dell’anno furono introdotte più tardi dagli
agricoltori.
Gli antichi Celti celebravano il 1°
maggio la festa di Beltane (pron.
Beltein).
(…)
I fuochi di Beltane venivano spesso
accesi in coppia, e tra i due fuochi veniva fatto passare il bestiame, per
propiziare latte abbondante, fertilità e buona salute per tutto l’anno, prima
di essere condotto ai pascoli estivi. Ci poteva essere una spiegazione “razionale”
per questa pratica dato che il calore poteva uccidere i batteri e i microbi
accumulatisi sulla pelle degli animali nelle sporche stalle invernali, ma il significato
principale era comunque quello di una purificazione rituale tramite il fuoco,
una vera e propria “pulizia di primavera”. Il fuoco distrugge i poteri ostili,
purifica l’aria e favorisce la fertilità di tutti gli esseri viventi. Incidentalmente,
un detto gaelico che dice “essere preso tra due fuochi di Beltane” sta ancora
oggi a indicare il trovarsi in un dilemma. Anche le persone e gli oggetti
venivano fatti passare attraverso i due fuochi: la gente danzava attorno ai
falò: si svolgevano danze con alti salti quali la Danza del Cervo e la Danza
del Salmone Saltante, ricordi di antiche danze di caccia e pesca. Molte donne
danzavano in cerchio su bastoni di legno in una frenetica danza di fertilità,
per promuovere la crescita dei nuovi raccolti (i bastoni divennero poi manici
di scopa ma la loro forma fallica suggerisce sempre il tipo di energia che
veniva evocata).
Quando le fiamme dei falò iniziavano ad
abbassarsi, le persone saltavano sui fuochi, usanza ancora praticata in Scozia
e in Irlanda per propiziarsi la fortuna. Così, giovani e ragazze saltano per
trovare l’anima gemella, i viaggiatori per garantirsi viaggi sicuri, le spose
per avere figli e persino le donne gravide per asscurarsi un parto facile!
Infine, le ceneri dei fuochi venivano (e ancora oggi in certe località vengono)
sparse sulla terra per garantire la fecondità de campi.
Dopo le danze e i salti spesso le
giovani coppie si appartavano col favore dell’oscurità continuando a modo loro
le celebrazioni. Infatti, Beltane era una festa di fertilità nella quale la Madre
Terra e il Grande Dio dei boschi si accoppiavano. Per la gente comune era una
festa orgiastica. Per tutta la notte del 30 aprile (come si è detto i Celti
facevano cominciare i giorni dal crepuscolo del giorno precedente) si susseguivano
in un’atmosfera orgiastica banchetti e danze che terminavano con l’avvento
della nuova vita. Su questa notte vegliava la Grande Dea della fecondità, che
dominava allo stesso tempo il destino dei semi e quello de morti e che perciò
era la Dea della Morte in Vita. Si entrava in comunicazione con il mondo infero
e con i defunti. Il grande studioso Mircea Eliade giustamente assimilò i semi
ai morti, che aspettano di tornare in vita sotto una nuova forma e perciò si
accostano ai viventi nei momenti in cui la tensione vitale raggiunge il
culmine, cioè nelle feste di fertilità, quando sono evocate le forze
generatrici della Natura. I morti necessitano dell’esuberanza organica dei
vivi, così come i viventi necessitano dell’aiuto dei morti per far germinare i
semi dei nuovi raccolti (dopotutto, Beltane si erge diametralmente in opposizione
all’altra porta dell’anno, Samhain,
festa dei morti!). I bambini generati in questa notte si credeva fossero i morti
ritornati in vita e Beltane veniva definita anche la Festa della Generazione dei
Bambini.
In questo periodo, vero e proprio
momento “caotico” di passaggio, le leggi della realtà ordinaria sono quasi
sospese e si aprono le porte dei regni ultraterreno come il sidhe, il regno fatato dei Celti.
(…)
Pianta sacra di Beltane è il
biancospino, la cui fioritura rappresentava per i Celti l’inizio della festa. È
pianta della Dea, come la quercia è l’albero del Dio. Si dice infatti che il
suo profumo ricordi quello della sessualità femminile. Inoltre, è anche una
pianta legata all’Altro Mondo, associata alle fate. Piante di biancospino che
crescono solitarie su una collina o vicino a una sorgente sono ritenute segnali
del regno delle fate. Gli esseri fatati abitano nelle piante di biancospino. Il
tabù sulla raccolta di questa pianta viene sospeso a Beltane, quando può essere
raccolto per la festa o per essere portato in casa. Così la rugiada raccolta da
rami di biancospino è a Beltane benefica e indicata per le ragazze che vogliano
conservare la loro bellezza.
(tratto da «Feste pagane» di Roberto
Fattore)
Quante notizie!!!
RispondiEliminaDa scriverci assolutamente qualcosa :-)
Grazie FRancesco e Milena.
Eufemia
Grazie a te Eu! Il libro di Fattore è una miniera preziosa di informazioni e siamo molto contenti che sia per te fonte di ispirazione.
RispondiEliminaFrancesco e Milena