da Le stagioni.
L’Estate
Autore: Simone Di Donna
Disteso su un letto d’argilla
concorre alla malta di calce:
l’Agri che origina Aliano
lo plasma,
e lo nutre della sua intimità.
Il borgo decanta nel fango,
articola percorsi sicuri
violando il grembo della collina.
Fluisce spontaneo
sotto la superficie del corpo,
a formazione di un sedimento lieve:
il pudore della grazia d’origine
raccoglie sul fondo un’intimità limacciosa.
Non è concessa una seconda possibilità,
fa capolino oltre i calanchi del nostro confine
e non ci verrà restituito alcun bacio.
Il torpore dell’antica coscienza
è il fare del centro novello:
assopito in una falda profonda
il dolore disgrega lo strato d’argilla
di un falso volere eteronomo.
L’autonomia che fluisce in estate
è il permesso a spogliarsi
di sé
e nuotare nell’acqua del fiume.
Naturalmente l'estate è stagione calda che brucia, dissecca, ma è anche molto altro, ed è la voce poetica di Simone Di Donna a farcelo notare. Immersi in paesaggi "esteriori" ma anche e soprattutto "interiori", ci muoviamo attraversando sensazioni dense, lente, che plasmano le cose e le persone da un'infinità di tempo e continueranno a farlo. L'estate di questo autore è intimamente legata e collegata a un paesaggio che conosce bene, fatto d'argilla e acqua che scava.
Simone Di Donna scrive di un falso volere di distacco, e forse l'estate è proprio ciò, in prospettiva, se si considera che nella sua pienezza sono già chiari i segnali del cambiamento verso l'autunno. Ma intanto c'è quel "permesso a spogliarsi / di sè" (splendida immagine) che è la voce limpida e cristallina di questa stagione che arriva a scuotere, o almeno ci prova.
Per contattare l’autore: didoser@virgilio.it
Nessun commento:
Posta un commento