Entrare nella poesia di Davide Benincasa è come infrangere un silenzio perfetto.
Un silenzio che permea ogni lirica di Benincasa e che diventa necessario per l'ascolto di parole che si incastrano tra loro in maniera perfetta, equilibrata e con ordine.
Un silenzio che fluisce attraverso l'uso sapiente della metrica che lo scrittore utilizza per creare poesia di altissimo livello, in endecasillabi, sonetti, rime ripetute e rime baciate.
È una sorpresa quest'opera originale e ben strutturata, dove lo schema metrico non limita la libertà della parola, ma le dona musicalità, senso del divenire, strumento efficace per insinuarsi lieve nel cuore del lettore.
Benincasa scrive “A tutti coloro che dedicheranno un istante del loro tempo per leggere qualche verso".
Ho dedicato più di un istante alla lettura di questi intrecci di poesie, istanti che si sono tramutati in intenso piacere, lo stesso che si prova quando si ascolta una musica amata.
È un ritrovarsi nel cuore e nell'anima del poeta, scendendo attraverso il sentiero del suo spirito, sovente tormentato, dove i pensieri prendono vita attraverso la celebrazione poetica.
Ed ecco Sussurri del cuore, la poesia che fa da incipit alla silloge, versi che "cullano" il lettore nel "vento del tempo", come scrive Benincasa che fin dall'inizio mostra il grande potere della poesia e l’abile utilizzo di parole che sono di uso quotidiano ma che, nella lirica, diventano silenzi del cuore e si imprimono in quello del lettore.
Pagine d'un diario sfiorito è una lirica struggente permeata di malinconia, è come rivedere la propria vita da lontano ascoltando i rumori che vengono dal mare e fanno "tremare" il cuore che diventa "esile", quasi indifeso innanzi a parole scritte su carta.
Brutale la consapevolezza che attraversa Sogno di una fuga dal mondo, un fuggire dal presente attraverso il sogno che si infrange.
Avvolge il lettore e lo colpisce perché perfetta, Bui anfratti dell'anima, lirica breve che termina con
" - ti amavo invano".
Cantico antico d'Amore e d'offesa è in assoluto la lirica che maggiormente ho amato negli Intrecci di rime di Benincasa. È un’antica ballata, o forse una lirica che trae la sua ispirazione da Le mille e una notte e narra di un uomo che amò una donna che gli fu portata via da un "fiero sultano", avido e latore di morte, colui che ruba l'amore e lo rende schiavo. Nei versi finali, si narra del coraggio di un uomo rimasto solo, in attesa, eppure l'offesa ricevuta – scrive il poeta – è sconfitta dalla forza dell’Amore.
Inizia quindi la parte dedicata alle quattro stagioni, Primavera, Estate, Autunno ed infine Inverno.
Liriche da leggere con "gli occhi dell'anima" come scrive Davide Benincasa, mentre il lettore le fa sue in una sorta di ritorno al passato, passeggiando attraverso lo scorrere del tempo, scandito con l'avvicendarsi delle stagioni, mentre il poeta ne canta le caratteristiche, cogliendo da ciascuna di esse elementi da tramutare in poesia. Liriche di straordinaria bellezza che scuotono l'animo, sorpreso innanzi alla vastità e alla bellezza di un tale linguaggio, lieve, là dove affiorano ricordi come nei versi:
"candide mani di bimbo
catturano freddi cristalli
effimere schegge di neve"
In Assonanze marittime (bellissima la scelta del titolo, dona eleganza fin dal primo impatto all'intera struttura della lirica) il poeta torna all'esaltazione del mare, melodia che dona piacere col suo "frangersi d'onde" al cuore del poeta.
In Monotonie, è il tema del silenzio quello che prevale, silenzio che ritorna greve, mentre "l'anima arranca" e "riposa stanca" . Diventa quasi di difficile interpretazione e sono del parere che sia bene sostare tra le parole del poeta, piuttosto che pretendere di "saggiarne" il loro significato.
Abbandoniamo la presunzione di volere sezionare le liriche, quasi come se fossero state scritte ad uso e consumo di noi altri; lasciamo da parte questa folle pretesa, poiché l'Arte appartiene all'artista e solo lui conosce il significato completo ed intimo delle parole che utilizza per creare poesia. È lui che detiene le chiavi del mistero e a noi lettori, non resta quindi che assaporare le parole, farle scivolare attraverso la memoria del tempo, che le custodisce; accarezzare i versi, con le mani, sfogliando pagine lette e rilette e sulle quali è bello sostare, perdendosi nell'intreccio dei pensieri.
In Vuota ispirazione è l'ultima quartina che porta il lettore nel cuore "del pensiero" dello scrittore che trova sterili le parole poetiche, che considera oramai vuote, parole che sporcano la pergamena con inchiostro nero mentre l'anima è assiepata da ombre, ora ignote.
Ombre che diventano infine disperazione in "Ricordi, impronte nell'anima", ovvero urla di un cuore disperato che solo nella lirica che diventa grembo sicuro, ritrova infine una sosta e dove i ricordi iniziano a prendere forma.
Complimenti a Davide Benincasa per questa straordinaria stagione d’autore, con l’augurio di proseguire attraverso questo meraviglioso percorso così già ben delineato.
Eufemia Griffo
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