Vuole davvero che le racconti, o, temendo per se stessa, preferisce che non le dica ciò che è vero?
Quello che accadde, riguarda, in qualche modo, tutte le persone che sentono di poter essere toccate da questa esperienza, eppure – mi creda – molte preferirebbero non sapere.
Mi basterà che mi faccia sì con la testa e le narrerò ogni cosa.
Bene.
Mi permetta, però, di dirle che non mi assumo nessuna responsabilità morale nei suoi confronti; mi pare, signora, di essere stato chiaro fin dall’inizio: se dovesse rimanere turbata, non mi colpevolizzi, sono solo un messaggero della verità.
Quello che non si vuole accettare è l’utilità della morte.
È utile come la vita, sembra però che nessuno accetti questo dato per com’è.
Signora, la storia che sto per narrarle si svolse in un luogo di mare, all’epoca la vita di quel borgo era arroccata su una rupe baciata dal sole.
Gli uomini andavano per mare con le loro imbarcazioni e le donne, be’, le donne lavoravano, sudavano, facevano figli o morivano di parto.
La gravidanza era come una sciagura, le decimava.
Molte donne morivano partorendo anche perché spesso avevano poco più di dieci o dodici anni.
Era così, nessuno pensava che fossero ancora troppo giovani, dato che era importante che si sposassero molto presto.
I loro genitori offrivano doni e soldi a chi le sposava.
E il primo requisito che tutte dovevano avere era la verginità.
Molte giovani donne venivano stuprate dal proprio marito la prima notte di nozze e si usava esporre il lenzuolo con le macchie di sangue che accertavano l’avvenuta penetrazione in vagina vergine.
E la violenza, signora, veniva perpetuata ogni volta che il marito ne avesse voglia.
Qualsiasi problematica sessuale della coppia era imputabile solo ai comportamenti o alle qualità della donna.
Le era attribuita sempre tutta la colpa. Se nasceva un bambino diverso ne era responsabile.
Eppure, a quei tempi, fui incaricato di recarmi presso una giovinetta.
Non la conoscevo, ovviamente questi servizi li delegano a chi non rientra nella cerchia di conoscenze.
Comunque, mi recai da questa ragazza.
Mi era stato chiesto di dirle che avrebbe avuto un figlio diverso, molto diverso.
La ragazzina mi rispose che, se questo fosse stato vero, non intendeva sposarsi.
Ma ciò che io le dissi dopo, e che ora preferisco riferire in seguito, la turbò profondamente.
La sua famiglia fece grandissimi regali a un vecchio perché la sposasse e il vecchio, che era molto povero, la sposò.
La giovanetta all’epoca dello sposalizio era già incinta.
Il marito non era il padre del nascituro, ma aveva avuto molti doni e denari e così non si lamentò con nessuno.
Il bambino che nacque era molto bello, era perfetto.
Era il più bello tra tutti i bambini che fossero mai nati ad Agropoli.
La madre di quel bambino morì di parto.
In paese si diceva che forse il marito l’uccise, ma questo genere di delitto, all’epoca, non veniva indagato.
Rientrava nei fatti personali delle famiglie.
Il bambino crebbe bellissimo. Era il più bello. Era talmente perfetto da non sembrare umano.
Crescendo rivelò d’essere completamente diverso da tutti.
Aveva strane visioni. Parlava con la madre morta. La poteva vedere. Diceva di poterla vedere.
Il borgo di mare lo considerava folle e più passavano gli anni più i suoi comportamenti diventavano insensati.
Quel giovane uomo si era messo in testa di convincere tutti dell’esistenza di sua madre: ne parlava come se fosse stata presente, l’interrogava, riceveva risposte e rivelazioni.
Tramite le sue parole, quell’uomo voleva dare pari opportunità a tutte le donne.
Questa volontà parve pazzesca a tutti, pure alle donne stesse, che insieme agli uomini s’indignarono sempre più.
L’uomo fu portato in tribunale e processato.
Fu accusato di essere un pericoloso criminale, di essere un sovversivo.
L’uomo predisse molte sciagure per le donne e tutte, nei secoli, si avverarono.
Diceva che sua madre gli raccontava che gli uomini di sapienza e di fede le avrebbero perseguitate e arse in piazza.
Diceva che i loro mariti le avrebbero murate vive e sarebbero stati acclamati e dichiarati esemplari.
E diceva tante cose e per questo lo uccisero.
Fu allora che la madre fu visibile a tutti.
Aveva le stesse sembianze da giovanetta che io all’epoca conobbi, ma, se possibile, era ancora più bella.
Era sensuale. Aveva una bellezza molto evocativa. Direi: provocante.
Era procace.
Aveva una voce calda e ciò che diceva affascinava. Sapeva di vero.
Ecco: si avverava ciò che mi era stato detto di predirle.
Infatti, signora, quel che io dovetti riferirle era che sarebbe tornata in vita dopo la morte del suo stesso figlio e così fu.
Era ritornata per salvare le donne.
Ed è perciò, signora, che le ho narrato questa storia.
Ed è così che assolvo il mio compito di angelo.
Lei, signora, dovrà scrivere un racconto che parli di ciò che qui le ho narrato per ricordare a tutte le donne che la morte nei secoli di tante figlie deve essere utile per tutte le vive.
Signora, la prego, faccia sì che queste morti siano per le viventi un’opportunità di redenzione.
Redenzione, signora, in altre parole: salvezza, liberazione, riscatto, affrancamento, emancipazione.
Dica per iscritto, signora, racconti, non taccia! Signora, non stia più zitta, ora che sa, lo dica. Lo scriva.
(racconto di Milena Esposito)
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