lunedì 20 febbraio 2012

"Benvenuti in Casa Esposito": la recensione di Vito Rizzo

 


Ho pensato a lungo al taglio da dare a questa recensione, un commento ad un lavoro talmente vivace ed esilarante da catturare dalla prima all’ultima pagina.
Sarebbe probabilmente stato più semplice accompagnarvi lungo le pagine del romanzo, attraverso le scene, le gag, l’umorismo di cui l’Autore ha intriso i diversi personaggi, le cui caratterizzazioni sono tutt’altro che caricaturali ma la cui comicità è data proprio dalla loro stessa autenticità.
Per sorridere è bene lasciare spazio alla lettura del libro, senza aggiungere null’altro alla genialità umoristica di Pino Imperatore.
Ed allora, mi direte, cosa resta?
Resta quello che è celato dal sorriso, ma che proprio il sorriso, meditato, permette poi di scrostare.
Resta uno spaccato di Napoli, della Napoli più autentica, la città dove il Bene e il Male si rincorrono ed alle volte vanno anche a braccetto.
La Napoli più vera, quella di chi – come Pino Imperatore - si chiede continuamente come facciano i suoi figli ca nun teneno né cuscienza né rispetto a piglià suonno quanno è a sera rint’u lietto.
Altro che Giorgio Bocca, forse era dai tempi del Prof. Bellavista che Napoli non veniva raccontata per quello che realmente è: una città sempre in bilico tra la commedia e il dramma.
È infatti un libro intriso di umorismo in ogni pagina che parla di Camorra non meno di quanto abbia saputo fare Saviano. Non quella dei grossi traffici internazionali, dei rifiuti tossici e dei colletti bianchi, ma l’altra Camorra, che sembra quasi innocua, quella che vive di comportamenti, di abitudini, di riti, di relazioni. La Napoli dei Napoletani dei quartieri, la Napoli che vive la sua quotidianità sentendosi quasi zona franca, metaStato, dove c’è la legge che non va rispettata e l’altra legge, una legge quasi “di natura”, dove il pizzo è un contributo per la sicurezza, dove si confonde la paura con il rispetto, la rassegnazione con l’accondiscendenza.
Pino Imperatore ha avuto il coraggio di mostrare una Napoli piagata dalla Camorra ma che sa non piegarsi, come nella forza della giovane Tina. Una Napoli che con ironia sa guardarsi dentro e riflettere, sa avere il coraggio di denunciare le sue contraddizioni senza nascondersi e senza rinnegare nulla.
Il libro attraversa la storia di Napoli, la sua profonda cultura, le sue tradizioni e le sue superstizioni, l’alchimia delle Anime Pezzentelle o del Principe di Sansevero con l’occultismo delle tv e delle radio locali.
Le vicende di Tonino Esposito, un aspirante camorrista inadeguato al ruolo, si intrecciano con momenti surreali nella loro naturalezza, con l’umorismo involontario continuo, con paradossi comici che si affacciano nella storia con la disinvoltura delle situazioni più autentiche.
Si diceva del Bellavista di Luciano De Crescenzo, bene: Tonino Esposito nel suo antieroismo disarmante sembra pronto per trovare degna trasposizione televisiva con una sceneggiatura che già c’è, perché scritta col linguaggio della quotidianità.
Pino Imperatore ha romanzato un reportage nel quale, per chi legge, sarà facile ritrovarsi, da semplici spettatori, increduli, o da protagonisti, con una buona dose di inconsapevolezza o di autoironia.
Ed allora se avete voglia di capire un po’ che Napule è non resta che dirvi: Benvenuti in Casa Esposito.

Vito Rizzo

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