Ecco le foto della splendida
serata che il Comune di San Giovanni a Piro – Frazione di Bosco ha dedicato al
Premio Ortega, che nell’Edizione 2013 è stato assegnato al dottor Domenico
Nicoletti. È stata anche l’occasione, questa, per la firma e l’avvio della Carta della Civiltà del Cilento,
promossa proprio dal dottor Nicoletti insieme a tante personalità del mondo
della cultura e dell’arte.
Cliccate qui per leggere un articolo della giornalista Marisa Russo.
Ecco le tre poesie scritte
appositamente per l’occasione e declamate dalla scrittrice e poetessa Milena Esposito, Presidente dell’associazione
artistico-letteraria “Gli Occhi di Argo”.
Lotta per la libertà
È la lotta al disimpegno e all'evasione
È un richiamo per il popolo all'unione
È un urlo che colora la tua cupa tela
La pittura che ha le tinte della sera
Quando torna a casa dalla terra
Quando stanco accende la candela
Questo tavolo che non si fa tavola
Questa vita senza più le sue favole
Ed è libero l'uomo senza il pane?
Ed è lotta questa tela del pintor?
E del blu, del viola al nero e al bruno
Cerca l'hombre e non c'è nessuno
Non c'è acqua che ti arrivi a casa
Non c'è legno che sappia scaldare
Non c'è grembo per chi vuol morire
E l'artista dipinge il vuoto della vita
E lo sbatte forte su tela coi pennelli
Cambia netta la forma alla tua realtà
Rappresenta intera la lesa dignità
È la lotta al disimpegno e all'evasione
È un richiamo per il popolo all'unione
È un urlo che colora la tua cupa tela
La pittura che ha le tinte della sera
Quando torna a casa dalla terra
Quando stanco accende la candela
Questo tavolo che non si fa tavola
Questa vita senza più le sue favole
Ed è libero l'uomo senza il pane?
Ed è lotta questa tela del pintor?
E del blu, del viola al nero e al bruno
Cerca l'hombre e non c'è nessuno
Non c'è acqua che ti arrivi a casa
Non c'è legno che sappia scaldare
Non c'è grembo per chi vuol morire
E l'artista dipinge il vuoto della vita
E lo sbatte forte su tela coi pennelli
Cambia netta la forma alla tua realtà
Rappresenta intera la lesa dignità
Sedici anni d'esilio
A cercare un po' di España
In questi magri luoghi
A cercare la casa mia
Fin dentro i Sassi
A cercare - dentro i cerchi di una vita -
Un impegno che non sia finito
È lontana quella terra mia
Stessi volti bruni del Cilento
Stesse braccia rose dalla terra
Terra terra terra
Terra mia - terra che respiri con l'affanno
Sedici anni che non sei più mia
Sedici anni che la vita inganno
La dipingo con i miei colori
La dipingo con i miei dolori
E la forgio con la cartapesta
Pesta pesta questa carta mia
Che imparai tra i Sassi di Matera
Quando il carro della Maria Bruna
Sorse etereo innanzi agli occhi miei
Pure tu, Maria, tornasti ogni anno
A farneticare con la pia gente tua
Pure tu, Maria, fanciulla sospirasti
Il tuo ritorno mite nella Patria tua
Le mie mani sono tra i colori
Le mie dita tra le colle e i fiori
Ho per casa la mia fantasia
la piramide di Monte Bulgheria,
Ogni giorno a sfuggir l'angoscia mia
Ogni giorno a combatter per la libertà
Mentre il verde livido di Bosco vive qua
Ed i rivoltosi venti del cobalto mare
Meno amari fanno i giorni miei
Parigi - 24 dicembre 1990
E vi fu il Natale di resurrezione
E vi fu l'insurrezione della morte
A ghermirti in un letto d'ospedale
Le tinte a seccarsi al funerale
Mentre il mare di lontano mugghiava
Sradicava l'arte tua più primitiva
Stai tu accanto al popolo che lotta
Pur nel buio del cimitero di Montmartre
Pur nell'ombra dell'oscura morte
Si risorge per sfidar ora la sorte
Si percorre tutta l'arte tua
Che non fu mai arte per far arte
Ma un impegno giammai disatteso
Scossa tellurica per ogni difesa
E terremoto universale l'Enotrie terre
Del contado - delle vite loro -
Tu hai narrato nella notte del Natale
Pur funeste si squarciano le tinte
Nere e brillanti, dove i gialli la fanno
Da padrone e il padrone cala lo scettro
S'alzano le falci per tagliare il grano
Corre il fiume rosso verso il mare
Madre dolorosa spalanca il ventre
E baciandoti nel nero mantello
Ripercorre col suo cerchio tutto il cerchio
Quelle sagome più spesse del martello
Quelle vene gonfie e turgide spirali
Quelle ombre lanciate sullo spazio
Quella voce tua di ispanica gente
Giammai è lasciato al caso niente
A cercare un po' di España
In questi magri luoghi
A cercare la casa mia
Fin dentro i Sassi
A cercare - dentro i cerchi di una vita -
Un impegno che non sia finito
È lontana quella terra mia
Stessi volti bruni del Cilento
Stesse braccia rose dalla terra
Terra terra terra
Terra mia - terra che respiri con l'affanno
Sedici anni che non sei più mia
Sedici anni che la vita inganno
La dipingo con i miei colori
La dipingo con i miei dolori
E la forgio con la cartapesta
Pesta pesta questa carta mia
Che imparai tra i Sassi di Matera
Quando il carro della Maria Bruna
Sorse etereo innanzi agli occhi miei
Pure tu, Maria, tornasti ogni anno
A farneticare con la pia gente tua
Pure tu, Maria, fanciulla sospirasti
Il tuo ritorno mite nella Patria tua
Le mie mani sono tra i colori
Le mie dita tra le colle e i fiori
Ho per casa la mia fantasia
la piramide di Monte Bulgheria,
Ogni giorno a sfuggir l'angoscia mia
Ogni giorno a combatter per la libertà
Mentre il verde livido di Bosco vive qua
Ed i rivoltosi venti del cobalto mare
Meno amari fanno i giorni miei
Parigi - 24 dicembre 1990
E vi fu il Natale di resurrezione
E vi fu l'insurrezione della morte
A ghermirti in un letto d'ospedale
Le tinte a seccarsi al funerale
Mentre il mare di lontano mugghiava
Sradicava l'arte tua più primitiva
Stai tu accanto al popolo che lotta
Pur nel buio del cimitero di Montmartre
Pur nell'ombra dell'oscura morte
Si risorge per sfidar ora la sorte
Si percorre tutta l'arte tua
Che non fu mai arte per far arte
Ma un impegno giammai disatteso
Scossa tellurica per ogni difesa
E terremoto universale l'Enotrie terre
Del contado - delle vite loro -
Tu hai narrato nella notte del Natale
Pur funeste si squarciano le tinte
Nere e brillanti, dove i gialli la fanno
Da padrone e il padrone cala lo scettro
S'alzano le falci per tagliare il grano
Corre il fiume rosso verso il mare
Madre dolorosa spalanca il ventre
E baciandoti nel nero mantello
Ripercorre col suo cerchio tutto il cerchio
Quelle sagome più spesse del martello
Quelle vene gonfie e turgide spirali
Quelle ombre lanciate sullo spazio
Quella voce tua di ispanica gente
Giammai è lasciato al caso niente
Milena Esposito
http://www.cilentonotizie.it/dettaglio/?articolo=da-castellabate-e-giunta-a-bosco-l-umile-lavandaia-per-un-messaggio-silenzioso-ma-forte&ID=17361
RispondiEliminaPoesie che viaggiano: Mi sembra di sentire i colori mossi dalla voce di Milena: figure intagliate, scolpite, impastate: vibranti e vive.
RispondiEliminaBravissima Milena!!!