Aghi di pino
Autrice: Sandra
Ludovici
Un
arcobaleno stupendo scrive una favola di pace nel cielo pervinca. Il sole ha
divorato le nuvole, ha asciugato il vestito, i capelli a spaghetto, le ciglia bagnate
di pianto. Il cuore mi ha portato qui, dove le ore corrono lente.
Come un
angelo caduto va a caccia del paradiso, io cerco il ristoro sotto la cupola di
questo tempio verde. L’odore dei pini, fresco e intenso, impregna l’aria,
riempie i polmoni, conforta la mente. Gli spazi accolgono l’anima crollata. Mi
lascio cadere sul sedile di pietra e resto immobile in un raggio di luce.
L’angoscia
m’assale in un momento di profondo silenzio. Che fine hanno fatto la gioia, la
passione, la forza della mia vita? Sono viva e sono morta.
Perdendo
di vista me stessa, ho venduto i sogni alla fantasia che confonde ogni realtà,
al destino che non perdona e non dimentica.
Nell’angolo
quieto, il piccolo abete ondeggia dolcemente. Lo guardo stupita mentre la mente
scatena la battaglia evocando dal passato le immagini care degli affetti
perduti. E mi ritrovo immersa nella
magia del Natale dell’infanzia, tra i colori, le luci, i sapori, le bacche
lattee del vischio e l’odore dell’albero vero che papà portava a casa ogni
anno. Papà era ingegnoso e s’occupava di tutto. Realizzava con le sue mani le
file di lucine, i nastri, gli addobbi e, quando tutto era pronto, a me capitava
la cosa più bella. Mi prendeva in braccio, mi sollevava all’altezza dei rami e
mi metteva tra le dita i fiocchi dell’ovatta da pigiare sugli aghi pungenti.
Non dimenticherò mai il sorriso soddisfatto di mio padre né quello delicato di
mia madre, bella come il sole, gli occhi verdi luminosi. Alla fine battevo le
manine e al buio ammiravo il “mio” capolavoro.
Sgranocchiavo
incantata i bastoncini di zucchero, pasticciandomi tutta.
Dopo, gli
anni sono passati annegando nella fatica del vivere la magica isola felice. Le
ferite hanno lasciato cicatrici profonde e ho desiderato, allo spasimo, di
cancellare dal calendario la festa tanto amata.
Ma un
tratto di penna non basta.
Una
bellissima ode alla natura, al ricordo, all’infanzia, questo racconto di Sandra Ludovici. Ode dolorosa, come
spesso capita quando mettiamo a confronto il presente e il passato. Molto
probabilmente “ciò che è stato” viene edulcorato dalla mente (altrimenti non
sarebbe possibile riuscire a sopportare i traumi), ciò non toglie che è dal
passato che giunge nuova forza/saggezza per meglio comprendere il presente.
Sandra Ludovici, da vera artista qual
è, ci dice tutto partendo da pochissimi particolari: un profumo, la forma di un
albero, uno spazio deserto. Questo paesaggio basta a far “scattare” qualcosa
dentro, e tutti partecipiamo al rito natalizio dell’addobbo.
Tutti
partecipiamo, con la chiusa vividamente marcata, alla consapevolezza dell’impossibilità
di cancellare la luce passata, un tentativo che non servirebbe nemmeno per
meglio sopportare il presente.
Per
contattare l’autrice: sludovici99@gmail.com
Della
stessa autrice: 21/12/2012
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Poesia
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