Il Comune di Laureana Cilento e Gli Occhi
di Argo
vi invitano
DOMENICA 15 SETTEMBRE 2013 - ORE 19,30
AL PALAZZO CAGNANO
per la Presentazione del Libro
Lizzie Siddal
Ed. L’ArgoLibro
a cura di Milena Esposito
Antonella Nigro
Giuseppe Salzano
Giovanna Della Porta e Gabriella Borrelli
Saggio poetico interpretato dall’attrice
Maria Cristina Orrico
Introduce il Sindaco Angelo Serra
Elizabeth Siddal. Forse questo nome non vi dirà nulla, ma la
conoscete senz’altro “di vista”: è la modella che posò per John Millais ed è
stata la sua Ophelia (1852), fu la moglie di Dante Gabriel Rossetti ed è stata
la modella prediletta dai Preraffaelliti. Ha avuto molte analogie con Ophelia:
proprio per realizzare quel quadro, il pittore la fece posare per ore in una
vasca piena di acqua riscaldata da candele che si spensero, ciò le causò una
terribile e dolorosa polmonite e così lei iniziò a prendere laudano col quale
poi si uccise.
La sua bellezza simbolizza gli ideali dell’arte
preraffaellita.
Su Lizzie aleggia una leggenda: pare che alla sua morte, il
marito la seppellì con varie poesie a lei dedicate. Lizzie riposò in pace per
sette anni, ma il giorno in cui Rossetti decise di dissotterrare il manoscritto
trovò Lizzie che sembrava dormire ed i suoi i capelli rossi, non avendo smesso
di crescere, riempivano tutta la bara.
Elizabeth Siddal è, a pieno titolo, ritenuta l’antesignana
delle modelle e ha in comune con le sue future colleghe problemi e vizi simili:
anoressia, un filo di follia, depressione e abuso di droghe. Il rapporto
tormentato con il marito, i ricorrenti tradimenti di Rossetti, la sua
produzione pittorica e poetica ne fanno un’eroina romantica.
Lizzie è stata una poliedrica artista di talento, pittrice e
poetessa, ma solo nel 1906 il fratello di Rossetti decise di pubblicare le sue
poesie in inglese.
L’ArgoLibro nel settembre 2013 ha pubblicato un’opera
completa che raccoglie le poesie con traduzione in italiano a fronte, la
produzione pittorica, la critica d’arte alle sue opere e un particolare profilo
psicologico riconducibile alla “Sindrome di Ofelia”.
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