domenica 12 maggio 2013

Auguri a tutte le mamme!




Madre

Da quali lontananze arcane,
per quali sentieri tenebrosi
o fioriti,
passa per giungere sino a me
la tua mano leggera
come ala e brivido?
L’attendo talora con cuore sospeso
in una strana agitazione,
la colgo a volo, nel buio,
delicatamente la stringo come stelo morto
e alla fronte la porto.
Un filo al cuore la lega
da sfere oltre gli astri,
ma sì tenue che sempre temo
si spezzi, se non sono buono.
Da qualche tempo
si è mutata
in piccole mani rosee,
 di bimbo, nuovo nato.
Una ne prendo e il segno
della croce sul mio capo,
sul mio petto disegno,
come un tempo lontano
tu, madre, la sera.

Filippo De Pisis



All’improvviso lei era qui. E io non ero più incinta; ero una madre. Non avevo mai creduto ai miracoli, prima.

Ellen Greene



(Mia madre era una santa)

Mia madre era una santa
faceva dei miracoli
nella dispensa vuota
trovava sempre qualcosa:
tre quattro patate
una manciata di farina
un paio d’uova
e dell’olio fritto,
girando il tutto
nella pentola sulla stufa
«su cui» diceva
«si poteva stare anche col culo nudo»
tanto era fredda
ci serviva dei piatti fumanti
dai mille sapori
un primo un secondo…

Edith Bruck



Qualsiasi madre potrebbe fare il lavoro di parecchi controllori di volo con facilità.

Lisa Alther



A mia madre

Cara madre,
dovrei uscire per comprarti un fiore,
mi dicono che oggi è il giorno dei morti,
ma io dormo ogni giorno fino a tardi.
Ho sognato
stanotte un pioppo,
e tu ci andavi
intorno ad annusare il temporale
sperando che non mi svegliasse…
Ma è un sogno
che faccio sempre, non ha anniversario
né un culto diverso; può bastare?
A te che ti svegliavi
in tempo per comprarmi un fiore
per ogni anno che mi portava nella vita,
non so dare che questo ogni anno
che invece nella morte ti sospinge
da me più lontano: l’arrivare
che il fiorista ha già abbassato la serranda,
e il giorno dei morti è fatto zitto
dal tutto chiuso della vita eterna.
Mi dicevi: non badare,
dormi finché ti va.
È un modo d’amare pure questo
o per chi ne capovolge
il senso, è un modo di soffrire,
forse il solo.

Marianna Bucchich




Spezzò il pane in due pezzi e li diede ai bambini, che li mangiarono con avidità.
“Non ne ha tenuto neanche un po’ per sé, brontolò il sergente.
“Perché non ha fame”, disse un soldato.
“Perché è una madre”, disse il sergente.

Victor Hugo



Quale?

La madre di Dwight D. Eisenhower, quando le chiesero se era orgogliosa del figlio



Una mano sulla porta

Quando sto zitto
arriva mia madre.
Sta sola mia madre nella stanza di là.
E io solo e zitto nella stanza di qua.
Mia madre si alza e arriva di quando in quando.
Con una mano sulla porta
cerca di leggere il mio cuore:
io zitto mi lascio leggere.
Intanto mi nascono affetti
e le sorrido:
«Che sei venuta a fare?».
Ma so bene perché viene da me.

Dopo aver scambiato con me due o tre parole
mia madre se ne va.
E io penso a tutti gli uomini.
Noi viviamo sostenendoci l’un l’altro.
È come reggerci con le mani sulle spalle di chi ci è accanto.
Si ha bisogno persino delle persone che danno fastidio.

Chi sa se mia madre non pensa a questo
quando viene e mi guarda
con la mano appoggiata sulla porta?

(Kazumasa Nakagawa)







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