Ecco la recensione critica del poeta e scrittore Fabio Aloise dedicata a “Versi per un
arcobaleno peregrino” di Lia Lo Bue.
Seguendo un arcobaleno
Avventurarsi ad esplorare l’animo
di una scrittrice attraverso le sue poesie è impresa ardua e ardimentosa, ma
anche piacevolmente stimolante e ricca di quella sottile curiosità che da
sempre spinge l’essere umano a conoscere e a relazionarsi con l’altro in
special modo quando la persona tende e si predispone ad aprire il suo cuore
attraverso versi poetici. La poetessa Lia
Lo Bue nel suo libro, “Versi per un
arcobaleno peregrino”, esprime questo in modo molto coinvolgente accompagnando
il lettore in un viaggio attraverso la ricerca di un senso alla vita,
all’amore, alle emozioni che scaturiscono dal cuore. Il suo è un viaggio
sofferto che spesso si concretizza con la magra consolazione e consapevolezza “dell’assenza della presenza” e, pur
cavalcando arcobaleni a mo’ di ponti di collegamento tra lei e il suo marinaio
semi-immaginario, si ritrova spesso e ancora una volta sola a dover affrontare
le vicissitudini e le sofferenze della vita. Vita immaginaria e vita reale,
eterno dilemma che accompagna spesso chi, come Lia Lo Bue e forse un po’ come
tutti gli artisti ed i poeti, vive una vita parallela fatta di sogni, di
fantasie, di aspirazioni, di voli lasciati all’immaginazione e si lascia
coinvolgere dalla poesia e da un mondo che va oltre il reale. Ed io questo lo
condivido in pieno: uccidete i sogni di un uomo ed avrete ucciso la sua parte
migliore, siamo poeti…..lasciateci sognare. Non costringeteci ad annullarci
nella quotidianità, non ne siamo capaci. Chiamateci e ci saremo, ma non distoglieteci
quando, a cavallo di un arcobaleno, vogliamo raggiungere il nostro marinaio,
simbolo di spensieratezza e di libertà a cui tutti anelano, ma che solo pochi
riescono a raggiungere anche se a volte solo con i versi e la fantasia.
Lasciate che questi ci accolga nelle sue braccia, che ci accompagni in posti
straordinari, lontani dalla vita di tutti i giorni e che ci faccia rivivere il
senso di libertà, quello vero, e non quello che oggi, sempre più
frequentemente, viene ricercato nei media, nella tv, nei social network.
Meccanismi tanto ricchi di informazioni quanto spesso poveri di empatia e di
calore umano, quello che invece si sprigiona leggendo un libro, un libro di
poesie, il libro di poesie “Versi per un arcobaleno peregrino” di Lia Lo Bue.
“Mi trasformi in ciò che vorrei essere e invece non sono” scrive Lia nella sua poesia Sogno d’amore, “un sogno che rimarrà per sempre un sogno”. Da questi versi,
simbolo di un’eterna attesa che il sogno possa diventare realtà, emerge la
lotta vera che l’autrice combatte continuamente nella sua interiorità e
quotidianità, anima in pena che anela evasione e libertà. Eppure solo
rivolgendosi alla musa della poesia si potrà sperare che un giorno il sogno
possa realizzarsi pur essendo consapevoli che un sogno realizzato è solo il
preludio alla ricerca di uno nuovo, in un’eterna rincorsa al bello che, in
fondo, non si riesce facilmente a trovare e a realizzare, ma che il ricercare
stesso risulta essere la fonte della felicità. Il “segnale di fumo della flebile fiammella” avverte continuamente
l’autrice che la speranza non muore mai e che, anche attraverso il sogno, la
vita continua “forse perché la voglia di
essere il tuo unico porto sicuro non mi lascia più” scrive nella poesie Domanda senza risposta anche perché, dice l’autrice al suo marinaio fantasma “non ho niente da offrirti se non quello che sono: un miscuglio
illogico di contraddizioni e contrasti”. La poesia di Lia Lo Bue offre al
lettore attento alternanza continua
di momenti ottimistici e propositivi e momenti di angoscia in cui l’anima
sprofonda nella più completa apatia e malinconia. Ma ecco apparire
l’arcobaleno, citato più e più volte dall’autrice nelle sue poesie e che
diventa simbolo per eccellenza di unione tra l’uomo e Dio, tra le angosce
esistenziali umane e l’ineffabile rapporto con il divino, tra i rapporti
continui con la quotidianità e la fantasia. E in questa bellissima raccolta di Versi dell’autrice traspare e si
avverte costantemente l’apparire e lo sfumare continuo di un arcobaleno, ponte di collegamento tra
l’imperfetta e spesso illogica vita umana e l’impalpabile immensità divina, nel
suo eterno e continuo essere peregrino. E
così, in questo alternarsi continuo di fantasie e realtà scivolano leggere e
scorrevoli le poesie dell’autrice concludendosi con un doppio finale in cui
emerge la consapevolezza della fine di un sogno: “sparirai in silenzio così come sei sorto”, si legge in “Fine” ma
la poesia, comunque, rimarrà e sarà sempre lì a confortarci e rallegrarci nei
continui momenti belli o brutti della vita. Un grazie a Lia per aver aperto il
suo cuore ed averci fatto vivere insieme a lei le emozioni che scaturiscono da questa
profonda e trascinante raccolta di poesie.
Fabio
Aloise
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