Iniziamo a riportare anche nel blog, dopo averli pubblicati sul
Segnalibro, gli articoli che – di mese in mese – ci invitano a porci
diversamente di fronte al mezzo televisivo, sempre più invasivo e sempre più in
grado di “addormentare” la nostra capacità critica.
I mezzi di informazione “puri” non sono mai esistiti né mai
esisteranno, sono un’invenzione di chi cerca di convincerci della bontà delle
proprie opinioni. Tentativo lecito, naturalmente, ma ciò che ci preme
sottolineare è che l’assenza di un approccio critico trasferisce sul mezzo
televisivo un potere enorme sulle nostre vite. Se non vogliamo che questo
accada, dobbiamo essere coscienti dei meccanismi utilizzati per convincerci.
Chi lo desidera, ed è naturalmente d’accordo con questa visione,
può inviarci un breve articolo (max 1800 battute spazi inclusi) all’indirizzo occhidiargo@hotmail.it.
Ogni mese la redazione sceglierà – a proprio insindacabile giudizio – un testo
che sarà inserito ne “I 2Mila Segnalibri” cartacei (distribuiti in tutt’Italia)
e on line.
Il testo che segue, inserito nel Segnalibro di gennaio, porta la
firma del poeta Ermanno Crescenzi di
Terni.
Perché spegnere la televisione?
«Ve lo dico sinceramente, non
considero niente di più terribile della banalissima televisione.» Profetica
questa riflessione di Pasolini di fine anni ‘70. La tv da mezzo di informazione
e di formazione è stata gradualmente trasformata dal potere in un’arma
utilizzata per plasmare un’opinione pubblica funzionale al sistema. Il tipo di
comunicazione vuota di significato, persuasiva e accattivante, ha obnubilato le
nostre menti fino a renderci così asettici e acritici da considerare ogni
notizia da essa proveniente verità assoluta. Per avvalorare dogmaticamente
un’opinione è ormai consueto dire: “L’ha detto la televisione”. Essa ha
forgiato il nostro immaginario fino a spingerci in un girone infernale di
bisogni indotti, violenze e banalità. Ha distrutto quasi ogni forma di vita di
relazione proiettandoci in un mondo virtuale dove subiamo solamente e non
viviamo più in prima persona. Il messaggio è uno solo: sostegno all’attuale
modello “paranoico” di sviluppo (produzione-consumo-produzione) che non consente
mai di raggiungere un momento di equilibrio, di armonia. Vedere troppa tv ci
introduce nel pericoloso stato mentale dello spettatore, che non combatte,
guarda gli altri combattere; non vive le emozioni, guarda gli altri viverle.
Rimanendo seduti a guardare la tv, non può succederci nulla di nuovo o
emozionante. Le opportunità si presentano solo se siamo fuori nel mondo a
parlare con la gente, vedere quello che accade. Nella Grecia classica erano
Platone e Aristotele a dare le categorie etiche e politiche che si
trasmettevano agli uomini di governo per giungere fino al popolo. Oggi abbiamo
la De Filippi, Vespa, Fede. Liberarci di questo mezzo e riappropriarsi del
proprio tempo ci renderà ancora capaci di creare, sognare e fare rivoluzioni,
altrimenti ha ragione De Crescenzo nel dire: «Volevamo cambiare il mondo e
siamo finiti a cambiare i canali.»
Ermanno Crescenzi
La TELEVISIONE è SOLO UN MEZZO DI COMUNICAZIONE, i contenuti vanno posti, sono i comunicatori che la rendono stupida, pericolosa,o interessante, culturalmente valida ecc.ecc. E' il rispecchio della nostra società, della gestione della cosa pubblica,del potere, dell'ignoranza dilagante,uno specchio pericoloso perchè entra nelle case della maggioranza e riflette innescando un meccanismo di plagio maggiore. E' la società che va cambiata con il contributo di chi può dare qualcosa, ognuno offrendo nel proprio piccolo il proprio contributo. Non è il mezzo negativo, che servì aNCHE IN ANNI PASSATI A DIMINUIRE l'analfabetizzazione, ma come i poteri dominanti l'adoperano per chiari fini!!!! Marisa Russo
RispondiEliminaE’ vero che la televisione è solo un mezzo di comunicazione e che ha molto aiutato l’Italia ad uscire dall’analfabetizzazione, ma quella era una televisione pensata in funzione di una crescita culturale dei cittadini che aveva in mente di formare un cittadino attento, critico, propositivo. I collaboratori per la realizzazione di quella televisione erano gli Ugo Bassani i Carlo Cassola i Carlo Bo. Si passavano in prima serata opere teatrali o gli sceneggiati di grandi opere (I miserabili, i Promessi sposi,I fratelli Karamazov). Quel tempo è terminato da un pezzo. Quello che ora ci viene proposto passa solo attraverso la valutazione dello share, e chiaramente maggiore è l’abbrutimento culturale più certo è il successo del becero che giornalmente ci viene proposto. Su questo si basa la ricerca delle tecniche di comunicazione il cui scopo è solo quello di forgiare una società d’individui capaci solo di pensare, acriticamente, in funzione dello slogan : “l’ha detto la televisione”. La battaglia è dura ,ed è vero quello che lei dice che si può modificare questo andamento offrendo ognuno un piccolo contributo. Io ho già cominciato facendo quello che ho scritto: smettere di guardare tutti i telegiornali, talk-show, giochi a premi e quant’altro ritengo sia un’attentato alla mia libertà e intelligenza. La nostra arma è nel pulsante del telecomando, e chi gestisce la comunicazione televisiva lo sa bene. Ermanno Crescenzi
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