Il quinto dei quattro ponti
Autore: Pietro Rainero
Il
consiglio comunale si lascia convincere alle 3 di notte.
Al palazzo
municipale la seduta si protrae interminabile per ore ed ore ed ora, dopo una
nottata di fatiche, gli esausti consiglieri votano quella insensata proposta
fatta dal sindaco.
Non ci
sono soldi per costruirlo, non ci sono pietre con cui farlo né disegni né
progetti eppure viene aggiunta una postilla al piano regolatore che di ponti ne
prevede quattro.
“Con
tutte le magagne che abbiamo, quelli proprio un nuovo ponte vanno a costruire”
si lamentano i bravi abitanti di Grandeborgo.
“Potrebbero
ben mettere a posto l’asfalto, fare una discarica nuova o aggiustare l’acquedotto!”.
Ma il
primo cittadino è irremovibile:
“Tornerà
senz’altro utile in caso di assedio, un passaggio invisibile è sempre utile. E
se gli altri quattro bruciassero? Un ponte fatto né di ferro né di cemento è
indispensabile!”
E così,
pochi giorni dopo, i lavori incominciano.
Chi
porta un’idea, chi ci mette un po’ di tempo libero, chi disegna col compasso di
qua, chi dà un’aggiustatina di là, ed ecco il capolavoro finito.
Gli
abitanti sono molto orgogliosi, non somiglia a nessun altro ponte che voi
conosciate.
È troppo
grosso a sud, troppo bianco ad est e troppo caldo a nord.
Eppure è
bellissimo, anche se chi guarda attentamente il fiume che attraversa la città
non lo vede e nota invece altre quattro belle costruzioni piene di traffico, di
bici e di pedoni.
I
cittadini di Grandeborgo, però, a volte lo usano, ad esempio quando per strada
vogliono evitare un conoscente petulante, quando desiderano il mare in un
giorno di pioggia, quando bisticciano con la moglie, quando stanchi vorrebbero
non lavorare o quando perde la squadra del cuore.
Anche
voi, sapete, potete usarlo: se siete arrabbiati col datore di lavoro, se avete
mal di denti, se il vostro cane vi ha morso o vi siete bruciati con la tazza
del caffè, date retta a me, usatelo!
Imboccate
il quinto ponte, quello che non è fatto di mattoni, quello che non ha piloni,
che non porta a destra o a sinistra, né in alto od in basso, vicino o lontano e
neppure prima o dopo, il ponte che non si vede, quello né grigio né giallo,
quello che vi allontana dalla vita quotidiana, quello che vi fa sognare, IL
PONTE CHE È SOLO NELLA VOSTRA FANTASIA.
Per contattare
l’autore: p.rainero@libero.it
Pietro Rainero ci dona una piccola favola metropolitana con un’ “invenzione” letteraria e
visiva che dà conforto al cuore. Il “ponte che non esiste” lo vediamo, lo
attraversiamo, come e più degli altri quattro inevitabilmente intasati di
traffico. Imboccarlo disinnesca la rabbia e i dispiaceri per le tante
contrarietà che la vita quotidiana ci riserva.
Il tono di
questa scrittura è pacato, chi scrive preferisce suggerire qualcosa che sta poi
al lettore sviluppare con una propria storia personale; ci vuole abilità nel
saper suggerire solo ciò che è necessario, e Pietro Rainero quest’abilità la possiede. Tanto che, grazie al
racconto, il quinto ponte diventa più reale degli altri quattro, perché certamente
maggiormente utilizzato.
Grazie all’autore
che ci ricorda che siamo tutti, nessuno escluso, abitanti di Grandeborgo, e che
il valore della fantasia è davvero inestimabile: molto più alto di qualsiasi
ponte materiale.
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