Il sapere non fa cultura
Il sapere e la conoscenza non fanno cultura o sapienza, è questo il nostro problema principale, in quanto ci accontentiamo di informazioni, ma non di approfondire. Ci associamo a categorie circoscritte dove tutti la pensano allo stesso modo, e ci facciamo forza di essere un gruppo senza sentirne la necessità del confronto, della discussione e coinvolgimento. Seppure la conoscenza sia divulgata come non mai nella nostra civiltà, ci si rende sempre più facilmente manovrabili e vulnerabili. Siamo sempre più allo sbando nella ricerca di soluzioni preconfezionate, senza coinvolgimento attivo.
Purtroppo
anche negli ambiti dove vi troviamo collocamento non vi è possibilità di
scambio di opinioni e devi essere disposto ad accettare quanto imposto
dall'alto, e se non ti aggrada, non hai altro che cercarti altra collocazione.
Oppure l'alternativa è quella di fare gruppo con te stesso, e questo è ormai la
tattica più gettonata: andiamo a spigolare qua e là alla ricerca del “Sapere
fai da Te”, dove non ci sia bisogno della verifica.
In questo
modo andiamo sempre più verso l'incomunicabilità, seppure con tutto il bagaglio
che ognuno ha, ma che vorremmo che fosse accettato dagli altri senza confronto,
e poco importa se rifiutato, che è già per molti sinonimo di vittoria, sapere
di essere in possesso di un sapere che mette a disagio gli altri. Questo nostro
comportamento viene proiettato in tutti i nostri ambiti, sperimentato con la
televisione dove ci basta un telecomando per tacciare, e rivolgersi a ciò che
più ci aggrada, senza impegnarvi il cervello.
Quello che
ci manca è il coinvolgimento, la possibilità del confronto diretto, unica
strada per adeguarsi, e fare coincidere le conoscenze ad una nuova alternativa
condivisa che formi “Cultura”. Ciò che ci caratterizza è il desiderio
di volersi distinguere dagli altri, come se perdessimo potere nel metterci a
confronto, seppur sapendo che spesso accettare di cambiare opinione ne avremmo
vantaggi. Tutte le istituzioni sono chiuse senza necessità del coinvolgimento
anche tra gli adepti, che devono solo sottostare alle direttive, le quali
essendo e tenendosi separate dalla base, ad accogliere eventuali sentori di
malcontento, o di disagio, preferiscono perdere estimatori che cercare di
capirne i problemi.
Se sei
parte di un club, tifoso di una squadra, devi accettare senza fare commenti di
come viene condotta, o ti costringono a cambiare club. Se critichi un’istituzione
politica, è più facile che ti formi un tuo movimento politico che farti
ascoltare. Allo stesso modo se fai parte di un’istituzione religiosa, ti è più
facile costruire un nuovo movimento, una nuova corrente. Magari ti lasciano in
pace ma senza colloquiare, dove ognuno mantiene le proprie posizioni senza mai
coinvolgersi il proprio cervello.
In campo
sportivo, soprattutto nel mondo del calcio, nonostante gli scandali che
dovrebbero allontanare i tifosi messi davanti alle evidenze, di compravendita di
partite, ed il marcio di certe organizzazioni, la fedeltà perdura nonostante le
evidenze. Siamo sempre pronti a giustificare ogni obbrobrio, in nome del detto "Chi è senza peccato scagli la prima pietra",
seppure tutte le istituzioni professino che il peccato ci sia stato tolto col
Sacrificio del Cristo.
PER GUADAGNARCI
UNA VITA NELL'ALDILÀ NON CI E' RICHIESTO ALCUN NOSTRO INTERVENTO, CI È CHIESTO
DI RINUNCIARE AD ESSERE PROTAGONISTI NELL'UNICA NOSTRA ESISTENZA!
Il nuovo saggio di Oscar Esile è dedicato alle
profonde differenze esistenti tra sapere e cultura, tra “accumulo di
informazioni” e vera conoscenza. In anni di perenne “bombardamento mediatico” non
è facile distinguere l’essenziale dal superfluo, di conseguenza è facile auto-convincersi
di possedere una sapienza che, in realtà, non è che una sommatoria di nozioni
frutto solo di una buona memoria.
Oscar Esile mette in guardia anche
da un pericolo ancora maggiore: la forte tentazione di evitare l’incontro e il
confronto con l’Altro, che troppo spesso viene visto semplicemente come
qualcuno da convincere dell’assoluta bontà delle proprie tesi. Solo dal
confronto sincero e genuino, invece, e questo saggio lo sottolinea con forza ed
efficacia, ci si può liberare da posizioni consolidate nell’immobilismo e
proprio per questo motivo inutili e sterili.
Lasciarsi
coinvolgere è essenziale, per una crescita non più attenta alla “quantità” ma
alla “qualità”.
Dello
stesso autore: Come cambiare il mondo
Per
contattare l’autore: eliseo.pezzi@tin.it
Ecco il
concorso giusto per chi scrive racconti e saggi. Leggi
il bando
Per le
tue poesie c’è Lunedì
Poesia
Anche in questo saggio si evidenzia la castrazione che ognuno opera in se stesso, per incapacità del confronto che porterebbe ad aprirci alle esigenze che ognuno deve soddisfare, per migliorare la propria esistenza, sapendo che ognuno ha bisogno di comprensione. Mentre cerchiamo in tutti i modi di sfruttare gli altri, non rendendoci conto che sfruttiamo noi stessi.
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