Come le cascate
Sento ancora una volta il fiume che sta trascinando pezzi di vita:se non li fermo con una penna sul foglio, li perderò nel vortice degli eventi. In verità, sono le parole che salvano, loro sono l’àncora cui si aggrappa il cuore per dire che sì, quel rosso intriso di passione esiste, e devi fargli spazio perché vuole ballarti sugli occhi. Mi piace rileggere sempre ciò che scrivo, sarò malata di narcisismo o, semplicemente, sono l’amante notturna della scrittura. Adoro montare e smontare le parole come si fa con i mobili, solo che questi arredano la casa, invece, le parole, arredano la vita. Se le scegli come compagne di viaggio. O saranno, invece, loro a scegliere te come capitano? Mah ! Mi diverto a stanarle, a cercarle nel cortile dell’anima. A volte, giocano, si nascondono, si cancellano cambiano posizione nel bianco candido dell’alba sgualcita del foglio e piangono quando si sforzano di realizzare un sogno. Quello di interessare due occhi, un cuore, una mano per accarezzare la vita che gira tra le loro pause. Spesso, cerco di pulirle, di lavarle dallo stress, dall’apatìa, dalla mediocrità per lanciarle nell’avventura dell’espressione e della descrizione di un punto di vista diverso. A volte, la parola non vuole proprio uscire nella mortificazione del silenzio delle cose e. preferisco, allora, chiudere le emozioni in soffitta, e distrarmi lavorando, viaggiando, passeggiando. Poi, all’improvviso, ecco che loro ti mettono in allarme, sull’attenti, perché dicono “eccomi, sono tua”. Allora, è un corri-corri verso penna e foglio o computer e tastiera a scrivere la melodia, ma loro sono spesso così impercettibili che, anche se tendi l’orecchio, sono già svanite nel battito della farfalla. Scrivere, è come tentare di unire pezzi rari di un puzzle che non si completerà mai.
Annalisa Miceli
(tratto da I 2Mila Segnalibri de Gli Occhi di Argo – gennaio 2012)
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