Col 29 gennaio cominciano i tre giorni della merla considerati nell’Italia del Nord i più rigidi dell’anno. Una volta nei paesi del Lodigiano i ragazzi si riunivano in questo periodo per scacciare il freddo cantando. A un certo punto della festa le ragazze correvano a barricarsi da qualche parte: per poter entrare nel loro rifugio i giovani dovevano cantare la cosiddetta madonà, una serie di strofe in onore della merla. Soltanto quando le ragazze erano soddisfatte, lasciavano entrare i loro compagni. Per questo motivo ancora oggi nel Lodigiano “cantare la madonà” significa fare una lunga anticamera.
Ma chi è mai questa merla che porta il freddo? Si narra che tanto, tanto tempo fa, quando i merli erano bianchi, una famigliola viveva su una quercia di una villa soffrendo a ogni inverno un freddo tremendo, nonostante mamma merla supplicasse messer Gennaio di essere più mite. Ma il sadico, contento di vederli soffrire, rispondeva monotonamente che quello era il suo mestiere. Un anno la merla cambiò tattica: se ne stette nascosta con tutta la famiglia in modo che Gennaio, non vedendola, si scordasse di tormentarla. Alla fine del mese, che allora era il più breve dell’anno con soli ventotto giorni, la merla uscì fuori al sole e non riuscì a nascondere la soddisfazione di aver gabbato messer Gennaio deridendolo. Ma non aveva fatto i conti con quell’essere vendicativo che chiese tre giorni a Febbraio e li trasformò in una ghiacciaia facendo scendere la temperatura a diversi gradi sotto zero. La neve e il gelo colpirono la famigliola dei merli che rischiarono di congelare.
Quando mamma merla vide uscire del fumo da un camino della villa decise di rifugiarsi su quel tepore insieme con i figli; ma il fumo impregnò talmente le loro penne che la famigliola con i discendenti diventò per sempre nera come la pece e quel periodo fu ribattezzato “i giorni della merla”.
Alfredo Cattabiani, tratto da: Lunario
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