Geometria dei commiati
Autore: Luca Carboni
Io so la geometria dei commiati.
Solo mi è amara pena
questo universo tuo, strano e malato.
Tutto fu in altri tempi.
Forse sarà tutto di nuovo
pezzi di specchio d’un viso qualunque.
Era notte allora, notte sporca
di addii e la banalità del nero
gemeva preludi di pietà.
Ora che detesto il passato,
la noncuranza del non-ti-scordar-
-di-me non m’è di conforto.
E scendo dove i sentieri si biforcano,
rami curvi e sagome indolenti
e un tintinnio di cembalo nella mente.
Il colore del mare appassito
come la vita che più non m’ama
sbiadisce triste se qualcuno mente.
Solo mi è amara pena
questo universo tuo, strano e malato.
Tutto fu in altri tempi.
Forse sarà tutto di nuovo
pezzi di specchio d’un viso qualunque.
Era notte allora, notte sporca
di addii e la banalità del nero
gemeva preludi di pietà.
Ora che detesto il passato,
la noncuranza del non-ti-scordar-
-di-me non m’è di conforto.
E scendo dove i sentieri si biforcano,
rami curvi e sagome indolenti
e un tintinnio di cembalo nella mente.
Il colore del mare appassito
come la vita che più non m’ama
sbiadisce triste se qualcuno mente.
Per contattare l’autore: garboz@alice.it
Anche Luca Carboni ci fa immergere nel
variegato universo del distacco, dell’addio. Un distacco subito, in questo caso,
capace di influenzare pesantemente la vita a venire. Quell’ “io so” non basta
per evitare il dolore, persino quando il distacco viene inteso addirittura come
“scienza”, in quanto tale dotata di regole conoscibili.
I versi di «Geometria
dei commiati» scaturiscono da una forza che subito nota chi legge: quella che
segue al lamento, e l’autore è particolarmente bravo nel saperla descrivere
senza parlarne esplicitamente (uno dei compiti, questi, dell’arte, non onorarlo
fa inevitabilmente scadere nella banalità).
Luca Carboni utilizza con bravura e piglio sicuro anche il passaggio da un tempo all’altro;
presente, passato remoto, imperfetto, di nuovo presente: il “movimento” che
crea non stona, al contrario potenzia ulteriormente il messaggio. L’epilogo è nei
colori che sbiadiscono a causa di un’insopportabile bugia che costringe a
scendere agli inferi, ma si può dire che c’è geometria anche nella certezza che
tutto sia in perenne evoluzione, anche il dolore.
Leggi il
bando Lunedì Poesia
Leggi il
bando I RACCONTI DI VENER dì
Nessun commento:
Posta un commento