Nessuno è la mia stella
di Daniela Baldassarra
ed. Prospettiva, 2006
Recensione di Francesco Sicilia
“Nessuno è la mia stella” è un libro che attraversa i paesaggi che descrive con durezza e amarezza, non
fa sconti a nessuno né tenta di addolcire, attraverso il linguaggio usato, l’argomento del quale parla.
Frasi perlopiù brevi e dirette entrano subito nel cuore, mostrandoci un’umanità allo sbando che – come
scrive la stessa protagonista che parla in prima persona – la cosiddetta società civile molto volentieri
cancellerebbe.
Qui non interessa certo il discorso sociologico, peraltro di solito propenso a sbrigative e superficiali
condanne nell’uno o nell’altro senso, ma interessa invece l’approccio letterario, artistico. A Daniela
qualcuno aveva chiesto, tempo prima, un racconto sui barboni, una richiesta rimasta in sospeso perché
– come è scritto nel breve testo che precede l’inizio – non si può scrivere su ordinazione. Poi, è sempre
Daniela ad affermarlo, qualcosa è cambiato.
Viene da chiedersi cosa sia, come nasca e prorompa, quel “qualcosa” che ci fa cambiare strada. In ogni
caso qualcosa scatta e ci si ritrova a gettare lo sguardo su un mondo prima sconosciuto. E’ lo sguardo
profondo dell’artista, tale se e quando riesce a scavare (con delicatezza ma anche con efficacia) oltre la
superficie. Ci riesce, l’autrice, raccontando “dal di dentro” un incontro tra due anime sostanzialmente
sole, prima, e poi di nuovo separate dalla morte di lui, del “barbone”.
Trovo che, comunque, “Nessuno è la mia stella” vada ben oltre la descrizione del mondo degli esclusi,
dei reietti. E’ soprattutto, secondo me, altro: la descrizione di un amore disperato tra due esseri che si
incontrano solo per brevi istanti, troppo pochi o troppo brevi perché l’amore riesca a salvare Nessuno,
colui che ha rinunciato persino al proprio nome.
Non è mai scontato che l’amore riesca a scardinare la tremenda forza dell’auto-punizione (che è anche,
parallelamente, auto-celebrazione), e infatti in questo caso non ci riesce. Credo che le pagine centrali
dell’opera siano proprio quelle in cui la protagonista si avvicina a Nessuno e riesce a percepirne
l’inconsolabile desolazione interiore: già questo “ascolto ad oltranza” è una forma di amore profondo, e
Daniela Baldassarra è particolarmente brava nel farci percepire con un’intensità a tratti quasi
sconvolgente il percorso che ha portato Nessuno ad essere tale.
Il libro si chiude con la promessa di una nascita che è anche ri-nascita, in un certo senso: forse il figlio
sarà voce costruttiva laddove quella del padre è stata invece distruttiva ad oltranza. E’ un “forse” che
non ci comunica alcuna matematica certezza, ma grazie alla bravura dell’autrice passa efficacemente
anche questo messaggio, al lettore: si vive nell’oggi, volendo e potendo andare oltre le devastazioni del
passato e i timori per il futuro.
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