lunedì 7 ottobre 2013

Lunedì Poesia - Giuseppe Milite



L'isola dei conigli

E i conigli guardavano,
guardavano braccia,
che si protendevano dall'acqua all'aria.
Ah... quant'aria,
agognata e nuova respirare potrei,
basterebbe che quest'acqua,
non mi tirasse giù indifferente.
L'indifferenza ancor m'uccide
mentre i conigli continuano a guardare.

Per contattare l’autore: g.milite@gmail.com

3 ottobre 2013: naufragio nei pressi dell’Isola dei Conigli, piccolo isolotto prospiciente Lampedusa. Uno dei tanti, ma stavolta i morti e i dispersi (altrettanti morti che non avranno nemmeno l’estrema pietà della sepoltura) sono diverse centinaia.

Le parole di Giuseppe Milite sono dure, sono accuse precise e acuminate che semplificano il più possibile – per renderlo maggiormente efficace – il linguaggio, le parole usate. Una sola contrapposizione: l’aria che è vita, l’acqua che è morte. Lo è per l’indifferenza dei “conigli” (ovviamente il riferimento non è agli abitanti e ai turisti dell’isola, sempre più provati e, di fatto, lasciati soli a fronteggiare un’emergenza troppo grande), efficacissima metafora per indicare chi si limita a guardare con occhi grandi e fin troppo (solo) “parlanti”.
I versi di Giuseppe Milite pongono l’accento su quello che è davvero il problema di fondo (tutte le altre considerazioni vengono dopo): l’indifferenza. Passerà anche il clamore di questa tragedia più grande delle altre, ma il problema resterà tale “grazie” all’indifferenza. La voce del poeta cerca di sollevare le coscienze fin dal primo verso, già chiarificatore di tutto il componimento: quel “E i conigli guardavano” denuncia immediatamente la cronicità di una situazione pericolosamente accettata come inevitabile dato di fatto da sempre più persone, da sempre più “conigli”.

Dello stesso autore: Tristezza

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2 commenti:

  1. componimento veramente stupendo e toccante nella sua tragicità.
    complimenti!
    (giovanni montini)

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  2. Grazie Sig. Montini. É semplicemente la trasposizione in versi del mio stato d'animo di quel giorno.

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