Intorno al
21 giugno il sole celebra il suo trionfo in quello che è il giorno più lungo
dell’anno, ma che, allo stesso tempo, rappresenta l’inizio del suo declino.
Infatti, dopo il Solstizio d’Estate le giornate iniziano lentamente ma inesorabilmente
ad accorciarsi fino al Solstizio d’Inverno, in quella che è la fase “calante”
dell’anno.
È il tempo
in cui possiamo ricevere il massimo della potenza solare: la mistica forza che
unisce cielo e terra è ora più forte. Questa elementare verità era conosciuta
dagli antichi popoli che pare fossero a conoscenza del fatto che le ley lines, le misteriose linee
energetiche che solcano la superficie terrestre, aumentano la loro carica
energetica tramite la potenza solare. Anche monumenti come menhir, dolmen e cerchi
di pietre erano forse focalizzatori artificiali del sistema energetico
terrestre.
I cristalli
possono essere potentemente caricati al Solstizio e siccome il granito dei
megaliti di Stonehenge contiene una grande quantità di quarzo, questo cerchio
si attiva al Solstizio, generando un forte campo energetico. Non a caso la
cerimonia del Solstizio d’Estate è la più elaborata e famosa compiuta dai
moderni ordini druidici, che la celebrano ogni anno appunto a Stonehenge.
Il
Neo-Druidismo chiama il Solstizio d’Estate Alban
Heruin, “Luce della riva”. Infatti la festa è al centro dell’anno, al suo
volgere, così come la spiaggia è il luogo d’incontro di mare e di terra, dove i
due confini si uniscono. Nelle tradizioni antiche la “terra” era la zona
astronomica al di sopra dell’equatore celeste e l’ “acqua” quella inferiore. Il
sole, trovandosi nel loro punto d’incontro, è come sulla riva del mare.
Nell’antica
Grecia i due solstizi erano chiamati “porte”: “Porta degli uomini” quello
estivo (Borea perché il sole è a nord dell’equatore celeste) e “Porta degli dei”
quello invernale (noto perché il sole è a sud dell’equatore celeste). Per la
prima porta si entrava nel mondo materiale della creazione mentre per la
seconda si entrava nel regno divino e soprannaturale.
Tempo di
passaggio è dunque il Solstizio, che si colloca fuori dallo spazio-tempo, in
quel confine che separa la crescita dal declino, la manifestazione dalla
non-manifestazione. Esso è una sorta di capodanno. Midsummer, mezza-estate, lo chiamano nei paesi anglosassoni, e
Shakespeare, nel suo Sogno di una notte
di mezza estate ne ha raffigurato l’aspetto magico, dove sogno e realtà si
fondono. Questa atmosfera di tempo fuori dal tempo rende il Solstizio un
momento propizio per i presagi e le pratiche divinatorie, sia nel folklore
popolare, sia nelle tradizioni magiche cerimoniali e “colte”.
Pur se
cristianizzata come festa di San Giovanni (24 giugno), la notte di mezza estate
ha conservato tutte le sue valenze magiche.
(tratto da Feste Pagane di Roberto Fattore)
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