giovedì 20 giugno 2013

Solstizio d'Estate - Il trionfo della luce



Intorno al 21 giugno il sole celebra il suo trionfo in quello che è il giorno più lungo dell’anno, ma che, allo stesso tempo, rappresenta l’inizio del suo declino. Infatti, dopo il Solstizio d’Estate le giornate iniziano lentamente ma inesorabilmente ad accorciarsi fino al Solstizio d’Inverno, in quella che è la fase “calante” dell’anno.
È il tempo in cui possiamo ricevere il massimo della potenza solare: la mistica forza che unisce cielo e terra è ora più forte. Questa elementare verità era conosciuta dagli antichi popoli che pare fossero a conoscenza del fatto che le ley lines, le misteriose linee energetiche che solcano la superficie terrestre, aumentano la loro carica energetica tramite la potenza solare. Anche monumenti come menhir, dolmen e cerchi di pietre erano forse focalizzatori artificiali del sistema energetico terrestre.
I cristalli possono essere potentemente caricati al Solstizio e siccome il granito dei megaliti di Stonehenge contiene una grande quantità di quarzo, questo cerchio si attiva al Solstizio, generando un forte campo energetico. Non a caso la cerimonia del Solstizio d’Estate è la più elaborata e famosa compiuta dai moderni ordini druidici, che la celebrano ogni anno appunto a Stonehenge.
Il Neo-Druidismo chiama il Solstizio d’Estate Alban Heruin, “Luce della riva”. Infatti la festa è al centro dell’anno, al suo volgere, così come la spiaggia è il luogo d’incontro di mare e di terra, dove i due confini si uniscono. Nelle tradizioni antiche la “terra” era la zona astronomica al di sopra dell’equatore celeste e l’ “acqua” quella inferiore. Il sole, trovandosi nel loro punto d’incontro, è come sulla riva del mare.
Nell’antica Grecia i due solstizi erano chiamati “porte”: “Porta degli uomini” quello estivo (Borea perché il sole è a nord dell’equatore celeste) e “Porta degli dei” quello invernale (noto perché il sole è a sud dell’equatore celeste). Per la prima porta si entrava nel mondo materiale della creazione mentre per la seconda si entrava nel regno divino e soprannaturale.
Tempo di passaggio è dunque il Solstizio, che si colloca fuori dallo spazio-tempo, in quel confine che separa la crescita dal declino, la manifestazione dalla non-manifestazione. Esso è una sorta di capodanno. Midsummer, mezza-estate, lo chiamano nei paesi anglosassoni, e Shakespeare, nel suo Sogno di una notte di mezza estate ne ha raffigurato l’aspetto magico, dove sogno e realtà si fondono. Questa atmosfera di tempo fuori dal tempo rende il Solstizio un momento propizio per i presagi e le pratiche divinatorie, sia nel folklore popolare, sia nelle tradizioni magiche cerimoniali e “colte”.
Pur se cristianizzata come festa di San Giovanni (24 giugno), la notte di mezza estate ha conservato tutte le sue valenze magiche.  


(tratto da Feste Pagane di Roberto Fattore)

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