Piove
Piove
non solo sui sassi
del muro della cascina.
Le gocce li scuriscono tingendoli di nuovo, di fresco
lavano via la
polvere
creano
rivoli di una meraviglia che già fu
di solchi così leggeri
che solo l’aria
potrebbe degnamente accogliere al finire.
Piove
e io ti aspetto
ancora, di nuovo,
silente e
immobile
come loro.
La pioggia descritta da Daniela Freggiaro tocca e inonda tutto, non solo il paesaggio
circostante, perché è una pioggia intimamente connessa con un’attesa che
evidentemente si prolunga nel tempo. È una pioggia che affascina, cattura l’attenzione
dello sguardo dolente. Riesce a lavar via la polvere e ogni peso.
Daniela
Freggiaro compone un ritratto esemplare concentrandosi sulle
conseguenze della pioggia, non sul fenomeno in sé. Così anche il lettore pensa
all’ “oltre” dell’attesa, in un finale dolente ma spiccatamente musicale, anch’esso legato a
cadenze ancestrali: l’attesa che passi la pioggia, l’attesa che venga colmata
una mancanza.
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