La partenza
La battaglia aveva lasciato migliaia di morti sul campo. Le vittime non si contavano. Sulla balza scoscesa i portantini avevano appena terminato.
La battaglia aveva lasciato migliaia di morti sul campo. Le vittime non si contavano. Sulla balza scoscesa i portantini avevano appena terminato.
Arte liberata dalla tecnologia aveva lasciato muti
fiori di argilla, che il tempo avrebbe sedimentato.
Tutto scorreva sotto il tempo, segnando il passaggio
temporale e quello, forse più spietato, delle stagioni. Solo il Cavaliere, in
sella al suo destriero, guardava oltre. Forse perché il tempo aveva insegnato a
guardare oltre i più remoti abissi della perdizione. O forse perché, oltre il
tempo, nulla più si agita che il silenzio, padrone assoluta di tutte le cose.
Il Servitore stava approntando ogni cosa, ma il suo
sguardo tradiva la sua delusione.
Intanto, oltre il guado, i corpi senza vita sono riportati a galla,
ripescati da un canale.
- Ecco, tutto è pronto per la sua partenza.
- Bene - fa il Cavaliere, dando un ultimo consiglio ai
Palafrenieri, prima di mettersi in cammino.
Fiori… Urina… Cacao… Carne… Morte… Desolazione!
Il Cavaliere procede, in silenzio, fra i corpi
maciullati, ogni tanto guardando e segnando sulla mappa della sua anima. Il
terreno è tutto seminato di corpi, in avanzato stato di decomposizione.
Il tempo, forse, cancellerà ogni traccia, ma non la
fine di ogni tormento.
Aveva ragione il Servitore, non partite, diceva, e
forse non a torto. Restate, diceva, c’è bisogno di voi!
Ma il Cavaliere aveva deciso. Immagini surreali,
impassibili, dalle inquadrature ardite, irreali, scorrevano sul sentiero
scosceso.
Via di qua, diceva, lontano… lontano, lontano…
Purché sia via di qua.
Luciano De
Feo descrive con vividezza il dopo-battaglia, che è anche
il “dopo” l’apoteosi dell’odio, della rabbia cieca e distruttiva. Ciò che segue
non può che essere la desolazione, lo sconforto che prende il posto della
ferocia, quando le energie contrapposte abbandonano il campo.
Un paesaggio livido si apre davanti agli occhi del
protagonista, che avverte istintivamente l’assoluta necessità di allontanarsi,
di lasciarsi alle spalle tutto l’orrore non più sopportabile.
Luciano De
Feo utilizza poche immagini, poche parole, frammenti che
colpiscono l’immaginario di chi legge; su tutto, dominano il trascorrere del
tempo e la percezione dello spazio, è attraverso essi che la figura del Cavaliere
cerca di farsi strada.
Per contattare l’autore: lucianodefeo@virgilio.it
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