martedì 20 settembre 2011

Schiavone - Binario 24



Binario 24 di Mario Schiavone

Titolo: Binario 24
Autore: Mario Schiavone
Editore: Epika
Collana: Quaranta
Genere: Racconto
Pagine: 40
Prezzo: 8,50 euro

Contatto e.mail dell'autore: marioschiavonefb@yahoo.it

Recensione critica di Francesco Sicilia

Credo che le stazioni ferroviarie siano tra i luoghi più inospitali, di notte, con quelle loro luci fluorescenti fredde quasi quanto le rotaie e il buio che poco più in là le inghiotte. Eppure inevitabilmente accolgono frammenti di umanità dolorosa, oltre a quelli infinitamente ripetitivi della moltitudine veloce. Sono luogo di passaggio, ma anche di ritrovo, per chi ha uno sguardo attento capace di soffermarsi.
“Binario 24” di Mario Schiavone è chiara, limpida metafora dedicata al modo in cui si può vivere la propria vita. Frettolosamente, nel frenetico viavai quotidiano (che il grande poeta greco Kavafis ci invitava ad evitare, nella sua poesia più famosa) oppure rallentando, soffermandosi su un’essenzialità che troppo spesso viene evitata perché dolorosa. Certo, questi sono due estremi e nessuna vita è del tutto bianca o del tutto nera, ma tutti noi sviluppiamo tendenze, percorriamo sentieri che ci caratterizzano.
Sviluppare un tema così complesso in un racconto, seppur lungo, non è certo semplice, tutt’altro. Mario ci riesce con una particolare bravura, con un’efficacia che fin dalle prime frasi ci immerge nell’atmosfera che vuole trasmettere.
Se ne va mamma gatta che ci tiene tutti al caldo nel suo ventre e arriva la bestia a sputare freddo e pioggia”: queste parole che aprono l’opera, pronunciate da uno dei due protagonisti, ci svelano fin da subito il mondo nel quale si muove, e che nella sostanza è anche il mondo dell’altro protagonista, più apparentemente che realmente integrato nei ritmi spersonalizzanti e omologanti della società capitalistica, nella quale viene rispettato e considerato solo chi produce e consuma. Questa amara verità non viene mai esplicitamente dichiarata, nel racconto, ma traspare da ogni frase e da ogni immagine che quella frase richiama. Questa capacità fa parte della bravura di chi scrive, se c’è, e in Mario sicuramente c’è.
La costruzione del rifugio invernale per Frank è anche la costruzione di un’amicizia che si consolida sempre più. E a un certo punto viene da chiedersi quali siano le condizioni realmente favorevoli all’esistenza, pensando alla decisione dei dirigenti di chiudere la stazione, di notte (decisione, detto tra parentesi, applaudita da tutti noi perfetti integrati nella società produci-e-consuma). In questo caso, la decisione rafforza l’amicizia. E allora forse una delle chiavi di lettura dell’opera è un invito pressante ad allargare lo sguardo, a non soffermarsi più di tanto sulla disperazione della superficie. C’è altro, sotto.
“Binario 24” è un racconto che va letto perché è utile, oltre che ben scritto. Le due cose sono strettamente legate. Esistono infinite opere di denuncia sociale, ma quasi tutte scivolano presto nel dimenticatoio. “Binario 24” invece lascia una traccia sicura, nell’animo di chi lo legge attentamente: quella del coraggio di chi non si è tirato indietro e ha scoperto, sulla propria pelle e grazie al valore dell’amicizia, che un altro mondo è sempre possibile.

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