Ecco
la recensione che la scrittrice e poetessa Laura Vargiu (qui,
qui
e qui
trovate le schede delle sue opere pubblicate con “L’ArgoLibro” e “Gli Occhi di
Argo”) da dedicato alla silloge “L’oscura controdanza” di Cristina
Sparagana, Edizioni “L’ArgoLibro” (qui
trovate la scheda dedicata).
“L’oscura
controdanza” di Cristina Sparagana:
un
caleidoscopio d’anima e poesia
È una
lettura fuori dall’ordinario, quella che regala la silloge di Cristina
Sparagana.
Tra le sue
pagine palpita una poesia non sempre di facile comprensione, seducentemente
criptica, meravigliosamente ricca d’immagini, colori, emozioni; una scrittura
esigente che chiede di soffermarsi sulle parole, ma che a una rilettura più
attenta dischiude infine generosa la sua essenza. Ed ecco, quindi, affiorare
affetti e legami familiari, ricordi, quotidianità che intrecciano gioie,
ansietà, pacate inquietudini dell’anima, silenzi cupi e solenni che, pur
nascosti, non tacciono, mentre la lontananza, non sempre vissuta in termini
soltanto geografici, si consuma a poco a poco in attese impazienti ma
rassegnate che si dissolvono al calore di un ritorno.
“Il tuo cupo silenzio, dolce tarlo che si/
rintana, sera dopo sera, nell’arco roseo del tuo sopracciglio./ Ti parlo, e sul
tuo labbro esita un giglio/ che subito appassisce nella grande/ terracotta di
un piccolo tramonto.”
(da “Silenzio”)
Colpiscono
gli splendidi azzardati accostamenti verbali, che danno vita a giochi
trasognati di tenebra e luce, un intenso poetare che affastella sapientemente
le parole. E stupisce l’assonanza che si annida ritmica e inaspettata tra i
versi che, all’improvviso, sanno farsi volo di rondini, fulvo manto di volpi o
solitario cuore di tartaruga.
“A volte sogno i tuoi capelli sparsi/ brulli
come di noce, e vorrei entrare/ nel vento della tua scriminatura, […]” (da “Chicchi”)
“Verrà presto la notte e la sua insonnia,/ un
prato bianco, balzo di cipressi/ che ha chiuso fra i guanciali i suoi colori.” (da “L’ora del lupo”)
“La grave tartaruga siciliana/ il suo guscio
presbiotico, ampio, ovale,/ le liquide escrescenze delle zampe,/ è laggiù che
ti aspetta, l’oltremare/ sull’enorme inudibile parola. […]” (da “Un viaggio”)
Un lavoro
davvero di alto livello che aggiunge ulteriore lustro alla carriera della già
affermata autrice e che altro ne conferisce alla stessa casa editrice che lo ha
pubblicato, a riprova del fatto che anche i piccoli editori, seppur operando ai
margini di un mercato dove l’attenzione da parte del grande pubblico viene
spesso abbagliata da mere logiche commerciali, propongono opere di qualità e,
come in questo caso, notevole spessore che meriterebbero una diffusione
maggiore.
Laura
Vargiu
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