Provare a capire
“Mi impegno sempre in ciò che faccio.
Uffa, sono stanca di non ricevere apprezzamenti.”
“Matilde, sei la solita. Cosa credi, che
emergere sia facile? Ottenere dei risultati necessita di tempo, costanza,
impegno.”
“Per te è così semplice dirlo, ma mi
ritrovo io nella condizione di aspettare e ogni volta la solita delusione.”
“ Il tempo chiarisce anche a noi stessi
se ciò che facciamo è solo una passione momentanea o un vero sogno. Il talento
va esercitato. I miracoli non accadono per caso. Ogni azione, ogni gesto hanno
una motivazione. Quanto più alta è l’intensità con la quale crediamo in
qualcosa tanto più saremo motivati ad andare avanti, continuando a sperare.”
“Allora è anche una questione di rischi?”
“Tutto è un rischio, ma non per questo
non viviamo, ci innamoriamo, sbagliamo. Nella vita nessuno ha delle certezze, ogni
giorno non sappiamo come sia il tempo, le persone che incontreremo, le
delusioni che ci colpiranno. Nonostante tutto non restiamo immobili, ma crediamo
nel nostro piccolo di poter mutare qualcosa.”
“E se le cose non dovessero andare come
vogliamo soffriremo e io non voglio.”
“La sofferenza a mio avviso è più bella
della felicità. Ti permette di parlare con te stesso. Di dialogare con la tua
interiorità, di crescere. Ogni volta, presi dai soliti impegni quotidiani, da mille
preoccupazioni, non ci chiediamo davvero ciò di cui necessitiamo. Permettiamo
che un ammasso di cose futili ci travolga e viviamo nell’infelicità di chi
vorrebbe cambiare, ma non ha abbastanza coraggio. Lasciamo che siano gli altri
a consigliarci, a decidere per noi cosa sia giusto o sbagliato, ma non
ascoltiamo noi stessi. Quella vocina che risiede dentro di noi, che spesso
soffochiamo: escludiamo. Anche tu stai sbagliando. Ti preoccupi così tanto di
emergere come se fosse l’unica ragione della tua vita. Intanto hai abbandonato
le tue amiche, lasciato Lukas. Sei così presa da te stessa che stai
dimenticando di vivere, di provare emozioni.”
“È così facile parlare per te, zia. Sei
stata più fortunata di me, prima era tutto diverso. E oggi, credimi, noi
ragazzi non abbiamo niente, niente in cui credere. Per questo vorrei essere
diversa. Vorrei avere il mio riscatto, conquistare la vetta.”
“ Mati hai ragione, adesso voi giovani
siete così spaventati: così fragili. Non lo nego, la colpa è sicuramente della
nostra generazione, che non è stata capace di lasciarvi un mondo migliore, ma
esiste sempre una forma di riscatto. Non è detto che le cose debbano per forza
andare nello stesso verso per sempre. Esiste il cambiamento e queste sono
parole che dovresti dirmi tu. Cosa credi che non mi rammarico vedendo te così?
Vedere giovani che hanno molte capacità essere esclusi, scartati dalla società?
Osservo tutto e cerco di essere ancora un esempio per te, di starti accanto, di
impegnarmi ad essere una buona cittadina. Di votare secondo ciò che per me è
giusto, secondo i miei ideali, di limitare l’uso della tecnologia trovando
tempo per un caffè al bar con un’amica, per una passeggiata al parco con la
nonna. Sarò anche vecchia, ma non ti nascondo che odio i messaggi, e spero che
l’uomo della mia vita sia capace di stupirmi lasciandomi una lettere nella buca
della posta ogni mattina. Ti chiedo solo di aspettare, di essere paziente.
Tutta questa fretta non serve a nulla. Arriverai dove vuoi solo quando sarai
pronta. “
“Ok, ora vado al mare con Mikela, mi
aspetta sono in ritardo. Sei la zia migliore del mondo, un bacio.”
“E quando avevi intenzione di dirmelo?”
“Veramente non c’è stato il tempo di
organizzarci solo che è dalla scorsa estate che non ci vediamo. È tornata da
Londra. Mi farà bene uscire, ho bisogno di svagarmi.”
“Ok, ma non farmi preoccupare, chiama
quando arrivi e non fare ritardo.”
Non feci in tempo a pronunciare queste
parole che sentì la porta d’ingresso sbattere. Guardai Mati dalla finestra
della cucina, giù ad aspettarla c’era la sua amica Mikela. Nei loro occhi c’era
la spensieratezza dei vent’anni, l’illusione di poter gestire tutta la vita con
molta semplicità. Mi rividi in lei e sorrisi.
Andai in camera da letto e fui assalita
da una leggera malinconia. Decisi di riaprire il vecchio album dei ricordi: Mati era come me, lunghi capelli biondi occhi
verdi, tanta testardaggine, voglia dei suoi spazi, voglia di rinnovare il
Mondo. Avrei solo voluto tornare indietro perché, se è vero che avevo
conquistato tutto, mi era costato tanto. Desideravo che lei non commettesse i miei stessi errori, perché
se io avevo imparato da sola, senza l’aiuto di nessuno. Mati meritava di meglio.
Tutti i giovani necessitano di uomini capaci di essere portatori di esempio. Amare qualcuno non è facile, si vorrebbe
sempre preservarlo da ogni dolore, per questo continuavo a parlare, a starle
accanto. Questa gioventù ha bisogno di essere ascoltata, compresa e non giudicata. C’è bisogno di discernere
cosa è giusto da ciò che è sbagliato, premiare i meritevoli, ricondurre sulla
buona strada chi sbaglia.
Il racconto di Marika Addolorata Carolla, un dialogo diretto tra zia e nipote, è
una profonda riflessione sulla contemporaneità, sul “vivere oggi” che spesso sacrifica
affetti e piccoli piaceri all’altare di una fantomatica idea di “successo”. Matilde
descrive alla zia un mondo in cui sono crollasti i punti di riferimento e
possiamo emergere solo come singoli individui. Ma è davvero quella “giusta”, la
vetta che lei tenta di raggiungere?
In “Provare a capire”, Marika Addolorata Carolla fa parlare
tra loro due visioni che divergono in molti punti ma possono incontrarsi,
forse, in una prospettiva che riesca a ricucire le spaccature generazionali.
Illuminante è l’immagine finale della zia che risfoglia l’album dei ricordi,
con un gesto che no n ha solo il sapore della nostalgia. È un gesto che parla all’oggi,
all’ “ora e sempre” nel quale siamo tutti immersi.
Nessun commento:
Posta un commento