Profumo di
mamma
Per Luce l’amore aveva da sempre avuto
un profumo ben preciso. Ogni mattina si svegliava inalandone le dolci cadenze
primaverili e l’aroma di primule appena sbocciate. Non si sarebbe mai stancata
di sentirlo, ogni giorno della sua vita, ogni volta che la mamma si chinava per
abbracciarla o per scoccarle un tenero bacio sulla guancia, ora umida.
La mamma l’aveva lasciata da quasi una
settimana. Chiunque aveva tentato di consolarla dicendo che il tempo cura le
ferite, non doveva avere molta dimestichezza con il dolore di una perdita. Ogni
volta che qualcuno le si avvicinava e le chiedeva come stava, Luce sorrideva e
andava avanti. Non avrebbe lasciato nessuno varcare quella soglia che conduceva
al suo cuore… al suo tremendo dolore.
A volte si sedeva, con la schiena
appoggiata al muro e le ginocchia strette come a proteggersi dall’esterno,
nello studio dove la mamma scriveva. Le sue favole venivano pubblicate di tanto
in tanto su alcune riviste locali e Luce avrebbe fatto tutto il possibile per
diventare brava come lei.
Chiusa in se stessa cercava di non
pensare… i pensieri in testa erano come spille da balia conficcate nel cuore…
I piedi a contatto con il pavimento
iniziavano a dolerle, il freddo pungente che sentiva dentro era dettato anche
dalle temperature esterne che si stavano abbassando per lasciare spazio a un
nuovo inverno. Doveva alzarsi e scaldarsi vicino alla stufa, accesa in cucina.
Lasciare quella stanza non le sembrava una buona idea ma oltre agli esili piedi
stavano iniziando a gelare anche le mani.
Fu mentre si alzava che lo sentì per la
prima volta. Quasi cadde per lo spavento e il suo cuore perse un battito… non
era possibile eppure quel profumo di primule era inconfondibile. Si guardò
intorno con fare ipnotico e poi corse alla finestra, fuori solo nuvole ad
attenderla.
Scosse la testa con forza e lo sentì di
nuovo, si espandeva intorno a lei fino a entrarle nel naso e da lì fino a
scaldarle mani e piedi. Non sentiva quasi più freddo.
Confusa si rigirò una ciocca tra le dita
fino a bloccarsi con la mano a mezz’aria, i capelli ancora rigirati tra indice
e medio. Inspirò a fondo e si morse il labbro: era lei.
Lei, lei soltanto emanava quello stesso
profumo che tanto conosceva e bramava. Inspirò a fondo fino a riempirsi i
polmoni, espirò stando attenta a non soffiare quel profumo troppo lontano.
Inspirò nuovamente.
Troviamo tutta la delicatezza dei
piccoli particolari, in questo racconto di Giulia
Stefanini. Un racconto in cui non ci sono chissà quali accadimenti “esterni”,
ma tutto si sviluppa nel cuore e nella mente della protagonista, chiamata a
superare il più acuto – e cronico – dei dolori: quello del forzato distacco da
una persona amata.
Giulia
Stefanini ci racconta, con immagini di
particolare pregio letterario, il “senso di rinascita” sempre possibile, anche
dopo la morte fisica, e lo fa con una finezza che ci comunica una particolare
sensibilità interiore. Così i cuori e le menti si incontrano, a raccontarsi in
storie che appartengono a tutti noi.
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