Lei
Sono morbidi i tuoi fianchi
scivolano leggeri e senza sosta
lungo un pendio profumato
nato in primavera (forse)
Sono morbidi i tuoi fianchi
simili al latte grasso (nord)
e vellutato per il palato
di un uomo senza età
Era bianca la sua pelle
lattiginosa, bianca e forte
figlia di una terra innevata
incisa con l’azzurro intenso
e separata in parti uguali
È pesante il suo corpo (ora)
vestito di stracci, seta
cotone e vento (forse)
il suo alito è forte (ancora)
e schiavo perenne (sempre)
immerso in un filare rosso
senza tempo (eternità)
Tra leggerezza e peso della vita, tra
sensualità e ricordo, la poesia di Elisabetta
Mattioli racchiude in pochi versi il passato e il presente, anche con l’uso
sapiente di termini compresi tra parentesi: un’ “aggiunta” particolarmente
efficace, grazie alla quale la condivisione con il lettore si arricchisce
ulteriormente.
Elisabetta Mattioli scrive di
una “lei” che possiamo riconoscere in tante donne che incrociamo nella nostra
quotidianità, una “lei” che – come tutti – ha una storia che merita di essere
conosciuta. Come potrebbe esserci rispetto, se non c’è conoscenza della storia?
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