Fate
Fate, come se non ci fossero,
vi guideranno i sogni.
Fate, come se non ci fossero,
v’ammalieranno gli occhi,
e voi le seguirete,
poi che tanto irresistibili,
ineludibili, v’attraggono.
Fate, come se non ci fossero,
tanto comunque,
anche inconsapevoli, vi conquisteranno.
Poi che le fate son le donne.
Poi che le donne son magia.
A proposito di
fate, argomento affascinante e controverso, Giuseppe Milite ci
regala un componimento particolarmente pregevole: tra “gioco” e
riflessione, tra presenza e assenza, “Fate” ci guida verso considerazioni sempre
attuali, che vogliono andare oltre le solite contrapposizioni
reale/immaginario, concreto/inconsistente.
Questa poesia di
Giuseppe Milite è percorsa da una provocazione feconda stimolata dal
verso che si ripete, quel formidabile “Fate, come se non ci fossero” che subito
si apre a più letture. Tornano in mente, tra l’altro, i molteplici, funesti
tentativi di annientamento di questo universo da parte del predominante
maschilismo, nel corso di molti secoli che ci siamo lasciati alle spalle solo
per quanto riguarda gli aspetti più
tragici.
Ben vengano,
quindi, intelligenti provocazioni artistiche come questa.
Dello stesso autore: L’isola
dei conigli
Nessun commento:
Posta un commento