venerdì 21 dicembre 2012

I RACCONTI DI VENER dì - Maria de Gennaro





Arriverà

Autrice: Maria de Gennaro

Che desidero alla mia età, mentre sosto sul mio terrazzo?
Il sole va a dormire dietro i monti, la natura è intrisa di placido languore, i rumori  si attutiscono e le voci  anche, i negozi chiudono, il traffico diminuisce, l’aria imbruna, gli uccelli, pochi, cinguettano e svolazzano, dirigendosi ai serotini nidi.
Non ci sono più le lucciole, ma le stelle tra poco  arriveranno a scintillare.
Non si sentono più le note dell’Angelus, né ci sono più le allegre numerose nidiate che attendono il rientro del loro papà dal lavoro.
Come il mare, così il cielo dà a volte sgomento e parla di misteri, ma anche di arcane melodie e di suggestive leggende, di antichi miti greci che solleticano la mente, ma lo sguardo ritorna al cielo per contemplare lo spettacolo grandioso della sera e si ammira tanta eterna bellezza.
Le chiome fruscianti degli alberi creano grandi macchie scure e sembrano vigili guardie della quiete notturna.
In cielo tante sfumature e diverse tonalità: rosa, rosse, violette, porpora, celesti, bianche, gialle oro.
L’occhio ammira estasiato. Sembra di essere inseriti in un quadro.
Non c’è pittore più grande della natura e perché no, del Creatore.
Arriva la calma sera rasserenando l’aria, le stelle cominceranno a palpitare e seguiranno in corteo una luna splendida ed immacolata.
Non arriva più il Ponentino, bloccato dal cemento, ma a Ponte di Nona c’è spesso un vento impetuoso che butta giù gli armadietti non ben fissati, le tende ed altro.
Non arriva il Ponentino, ma a volte arriva un pollicino.
Di mattina spesso insieme agli uccellini che cinguettando chiedono briciole di pane o chicchi di riso cotto, arriva little Eduard. Che non chiede cibo, né cinguetta, ma vuole solo guardare in giro per capire dove si trova.
Little Eduard non è un bimbo bello.
È gracilino, occhi e capelli scuri, naso un po’aquilino, ma elegante e leggero nei movimenti.
I pantaloncini grigi dalla piega impeccabile, la camicetta con i quadretti verdi e beige, il cardigan grigio e le pantofoline di stoffa beige.
Guardandolo, si capisce che è un bambino con un cervello.
Sembra anche un bimbo molto educato.
Da dove arriva questo pollicino?
È forse il vento impetuoso che da altri lidi lo spinge fin qua?
Si tuffa dal cielo? O forse come un Tiramolla salta dalla strada o come un uccello vola dai balconi dell’edificio di fronte o si arrampica sui cancelletti divisori dei balconi vicini?
A volte sventola, come una bandiera, appoggiato con le due manine alla pianta dell’eucalipto e sembra annusare, poi va verso i gelsomini ed i giacinti per sentirne il profumo ed infine si dirige verso la mentuccia, la guarda, la pregusta, ne stacca una foglia e la mangiucchia.
Altre volte passeggia lentamente sul parapetto del balcone e si guarda in giro curioso.
Ma appena ti giri o ti allontani, sparisce.
È la nera cornacchia che lo ha rapito o si è aggrappato ai raggi del sole per allontanarsi.
Per andare... dove?
Ma Little Eduard ogni tanto ritorna: la mise è la stessa, lo stile anche.
Non piange e non ride come nel gioco:
Vado a Gerusalemme senza ridere e senza piangere.
Quando si tratterrà, quando ritornerà?
Non si sa.
È un bambino senza età, senza dimora, non si sa quando arriva né quando riparte.
È un bimbo che non ride e non piange, che non chiede e non dà.
Sa solo che lo desidero e perciò ogni tanto arriva ed ogni tanto se ne va.
Ed io già so che arriverà a portarmi un attimo di forse ansiosa felicità.


Per contattare l’autrice: maradegennaro@yahoo.it

Maria de Gennaro accompagna il lettore in una “piccola” storia intrisa di uno stupore – quello stupore che i bambini conoscono bene ma che gli adulti dimenticano troppo spesso – potenziato da un linguaggio quasi cantilenante. «Arriverà» potrebbe essere una favola metropolitana, e in un certo senso lo è, ma l’artista sa anche cogliere il senso profondo della natura che ancora ci circonda, anche se ormai è sempre più relegata in ambiti ristretti, recinti ben delineati. E forse è proprio questo uno dei messaggi del racconto: la perdita del “senso di immersione” nella Natura.
Little Eduard è la parte “strana” di noi che ancora questo “senso” lo possiede, e viene a dirci che ciò che è veramente strano è il nostro distacco dall’ambiente naturale.
Maria de Gennaro sa cogliere una necessità che è di tutti noi, anche di coloro che non sanno dare un nome al crescente malessere “metropolitano”.  «Arriverà» è un augurio semplice, intenso, essenziale, e al tempo stesso un garbato invito a prestare attenzione ad un legame che i troppi rumori della “civiltà” (?) vorrebbero sopraffare, cancellare.   









8 commenti:

  1. L'attesa del ritorno è ancora più bella del ritorno stesso. Bello questo racconto di Maria de Gennaro.

    Chiara Pizzimenti di Vanity Fair

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    1. Stringato e sintetico ,stile da vera giornalista
      Thanks
      Maria de Gennaro

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  2. “Come il mare, così il cielo dà a volte sgomento e parla di misteri, ma anche di arcane melodie e di suggestive leggende, di antichi miti greci che solleticano la mente, ma lo sguardo ritorna al cielo per contemplare lo spettacolo grandioso della sera e si ammira tanta eterna bellezza.”
    C’è tutto qui. C’è il senso del racconto e c’è Maria de Gennaro. C’è il senso strano di sapersi viva attraverso la contemplazione. Operazione antica ma non più praticata. La contemplazione di una natura che tanto ancora offre, anche in quelle città dove è stata sventrata, sfrattata, quasi ammutolita. E la natura rimanda se stessa all’osservatore attento senza rimpianti o rancori per quell’essere – l’uomo – che non le è stato d’aiuto.
    Offre la gradazione di colori, di odori, di percezioni, di sfumature, di sensazioni. Offre la gioia di sapersi ancora capaci d’emozioni. Come Pollicino, l’alter ego dell’autrice ed al contempo la misura, il metro, il tentativo, l’aspirazione, l’ipotesi. Pollicino è in controluce l’autrice e l’altro da sé, sullo sfondo di uno squarcio, di uno scorcio che tanto richiama alla mente la calma di una sera d’estate.
    Gli indiani d’America, i panteisti, gli spirituali d’Oriente, i visionari d’Occidente da sempre benedicono la natura perché sanno di poterne ricevere altrettanta, più potente e persuasiva, salvifica benedizione.
    Complimenti all’autrice, che con poche, decise pennellate è riuscita a rendere la complessità del rapporto tra l’uomo moderno-urbano e la natura.

    Antonino Cicero

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  3. Risposta ad Antonino Cicero
    Non mi ritrovo del tutto nel commento ,in particolare non penso che il pollicino sia il mio alter ego E’,invece, l’espressione di un mio desiderio, una fantasia che esprime ciò che vorrei: un cucciolo di uomo da coccolare , non un cane o un gatto I cani di razza mi piacciono non poco ,ma in casa vorrei un baby ,figlio però di un genero che mi piaccia .Altrimenti non gli apro la porta .
    Non penso inoltre che siano solo gli Indiani d’America o gli spirituali d’Oriente etc , ad amare la natura ,sono convinta che amano gli spettacoli che essa offre tutte le persone sane e la desiderano persino i non sani perché la natura sana . Grazie per il commento molto ben redatto
    Maria de Gennaro

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  4. Gentile Maria, il suo racconto, bello e leggero come un acquerello d’altri tempi.
    Ottavio

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    1. Mi fa piacere che lo veda come un acquarello,anche perchè mia figlia Giuliana ,anche pittrice ,ha spesso usato la tecnica dell'acquerello collegandosi alle guaches napoletane . Grazie
      Maria de Gennaro

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  5. Molto bello, complimenti.
    Enrico

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  6. Trovo bella e poetica l'osservazione della sera che scende piano, tra i colori magnifici del cielo ,il lieve cinguettio di uccellini e la promessa di stelle E poi...la compagnia imprevedibile ,ma sempre gradita di Little Eduard, metafora di una speranza,che per ciascuno di noi prende un significato diverso. Complimenti
    Grazia

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