venerdì 23 settembre 2016

I RACCONTI DI VENER dì - Elisabetta Mattioli



L’atollo

Anna camminava, percorrendo a brevi passi, la spiaggia, schiacciando con i piedi abbronzati la sabbia bianca, riuscendo a sollevarla, anche in minima parte, volgeva lo sguardo verso l’orizzonte, facendo scomparire il pensiero, annegandolo nel ceruleo cielo. Gli occhi colore nocciola erano nascosti da occhiali rotondi, con lenti rosa, dalle quali scorrevano le sue calde lacrime che scivolavano lungo le guance, terminando il viaggio sulle labbra rosse. Il sapore era amaro, provocava in lei molto fastidio, cercava disperatamente di terminare il pianto, ma non otteneva alcun risultato.
Si sedette in riva al mare, mantenne la vista verso l’acqua con la speranza di fare cessare la malinconia, rimase in uno stato inquieto per trenta minuti, poi dal mare comparve improvvisamente un uomo, alto e snello, che, sferzando le onde, raggiunse subito la riva.
Anna alzò leggermente il capo, fissò dagli occhiali da sole lo sguardo dello sconosciuto nella vana speranza che lui non se ne accorgesse. Al contrario, lui si diresse a passo lento verso di lei, si mise in ginocchio, all’altezza del suo viso, le tolse gli occhiali dalle lenti rosa e iniziò a sorriderle, sotto lo sguardo attonito di Anna che mostrò un debole sorriso. L’uomo cominciò con le dita a toccarle le guance, scacciando dal volto ancora immobile, le calde lacrime. Dopo appoggiò il dito alle labbra, assaporandone il retrogusto amaro, sempre fissando negli occhi colore nocciola, la donna che non capiva cosa le stava accadendo e per quale motivo, invece di scappare a gambe levate, rimaneva ferma nella sua posizione a farsi ipnotizzare, dalla tinta mutevole dell’iride di quello sconosciuto, restando nella trepida attesa della sua prossima mossa, e la sua curiosità fu appagata.
L’uomo, non proferì parola, continuò a sorridere per qualche minuto, iniziò ad avvicinarsi di più alla ragazza e improvvisamente la strinse al suo petto, bagnandole completamente il bikini bianco, stampato con ibischi rossi. Il contatto della pelle nuda dell’uomo la fece impazzire; cominciò a tremare di piacere, contrariamente al suo carattere lo guardò fissa negli occhi grigi simili a quello dei gatti, baciandolo con trasporto. Il “presunto” amante le fece prendere l’iniziativa per qualche minuto, divertendosi molto, quando Anna spingeva il seno contro di lui, continuando a fare roteare la lingua dentro la sua bocca.
A un certo punto l’uomo prese in pugno la situazione, stringendola contro di sé con maggiore forza e penetrò la bocca con un vigore superiore, facendo eccitare la donna fino alle viscere.
Nelle brevi pause, Anna gli chiedeva di non smettere e continuare ad andare avanti, avrebbe voluto sapere, il nome di chi le stava facendo provare bramosia, però le mancava il coraggio di chiederglielo.
Improvvisamente notò che al collo indossava un ciondolo di pietra azzurra, in cui era inciso un nome e lei riuscì a intravedere la parola “Marco “, invece di confessarglielo si lasciò gettare da lui fra i granelli di sabbia. I due amanti si abbracciarono, cominciando a roteare per pochi minuti, fino a quando, stremati da quel divertente gioco, si misero a ridere a crepapelle, senza smettere di guardarsi negli occhi, quando si fermarono, l’uomo girò Anna sul fianco sinistro, con i denti, le slacciò i laccetti del bikini, lasciandole scoperto il seno.
 Marco percorse lentamente con le dita la schiena, fingendo che fosse un pianoforte e intonò la sua canzone. Terminato il gioco, usò la lingua, leccando la pelle della donna, raggiungendo il collo e lo mordicchiò mettendoci molta passione. Dopo spostò delicatamente l’amante mettendola a pancia in alto, ricominciò a baciarla con ardore, soffermandosi particolarmente sul seno, mordicchiando e stuzzicando i capezzoli, facendola gemere di piacere, costringendola a chiedergli di non fermarsi, penetrandola prima possibile.
Marco la accontentò, avvicinandosi al basso ventre, sfilò subito lo slip, con i denti slacciò i laccetti, che lo tenevano legato alla vulva della donna.
L’uomo rimase attonito per un attimo mentre ammirava il corpo di Anna, perfetto nella sua essenza, iniziò a baciarle la vulva, provocandole il piacere, arrivando perfino a farsi pregare dall’amante di penetrarla e non potendo resistere a una tale richiesta, si sdraiò completamente sopra di lei e la amò con tutto se stesso. Fusero la passione, assieme al mare, in connubio con le onde, facendo scivolare sotto i corpi, la stessa acqua, aumentando l’eccitazione. L’amplesso fu un’esplosione dei sensi, unendo la pelle e l’anima. I due amanti si trovarono abbracciati l’uno all’altra, nudi e avvolti solo dalla sabbia bianca. Marco aprì gli occhi per primo e notò la fede all’anulare sinistro di Anna, non le chiese nulla e lei sbottò dicendo che era in viaggio di nozze. Al termine delle due settimane avrebbe chiesto la separazione.
Sentite quelle parole, l’uomo sorrise, senza porre domande continuarono ad amarsi per tutto il giorno (nascondendo la fede di Anna sotto a un sasso in spiaggia).


Il racconto di Elisabetta Mattioli “esplode” in una sensualità che avvince il lettore e lo coinvolge “in progressione”, mentre il racconto si svolge, si dipana denso, ricco di dettagli. È una ricchezza, la sua scrittura, frutto di una particolare bravura sempre affinata nel tempo, con tocchi di raffinatezza che sa soffermarsi sul termine “giusto”.
Elisabetta Mattioli possiede anche una particolare “visione cinematografica”, che fa dei suoi racconti un’ottima base per una sceneggiatura. Chi legge passa, con semplicità e senza forzature, dalla parola scritta all’immagine e viceversa. “L’atollo” diventa il luogo del desiderio che non può essere ingabbiato né bloccato.

Per contattare l’autrice:  elyamatty@gmail.com

Della stessa autrice: George

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