L’atollo
Anna
camminava, percorrendo a brevi passi, la spiaggia, schiacciando con i piedi
abbronzati la sabbia bianca, riuscendo a sollevarla, anche in minima parte,
volgeva lo sguardo verso l’orizzonte, facendo scomparire il pensiero,
annegandolo nel ceruleo cielo. Gli occhi colore nocciola erano nascosti da
occhiali rotondi, con lenti rosa, dalle quali scorrevano le sue calde lacrime
che scivolavano lungo le guance, terminando il viaggio sulle labbra rosse. Il
sapore era amaro, provocava in lei molto fastidio, cercava disperatamente di
terminare il pianto, ma non otteneva alcun risultato.
Si sedette in
riva al mare, mantenne la vista verso l’acqua con la speranza di fare cessare
la malinconia, rimase in uno stato inquieto per trenta minuti, poi dal mare
comparve improvvisamente un uomo, alto e snello, che, sferzando le onde,
raggiunse subito la riva.
Anna alzò
leggermente il capo, fissò dagli occhiali da sole lo sguardo dello sconosciuto
nella vana speranza che lui non se ne accorgesse. Al contrario, lui si diresse
a passo lento verso di lei, si mise in ginocchio, all’altezza del suo viso, le
tolse gli occhiali dalle lenti rosa e iniziò a sorriderle, sotto lo sguardo
attonito di Anna che mostrò un debole sorriso. L’uomo cominciò con le dita a
toccarle le guance, scacciando dal volto ancora immobile, le calde lacrime.
Dopo appoggiò il dito alle labbra, assaporandone il retrogusto amaro, sempre
fissando negli occhi colore nocciola, la donna che non capiva cosa le stava
accadendo e per quale motivo, invece di scappare a gambe levate, rimaneva ferma
nella sua posizione a farsi ipnotizzare, dalla tinta mutevole dell’iride di
quello sconosciuto, restando nella trepida attesa della sua prossima mossa, e
la sua curiosità fu appagata.
L’uomo, non
proferì parola, continuò a sorridere per qualche minuto, iniziò ad avvicinarsi
di più alla ragazza e improvvisamente la strinse al suo petto, bagnandole
completamente il bikini bianco, stampato con ibischi rossi. Il contatto della
pelle nuda dell’uomo la fece impazzire; cominciò a tremare di piacere, contrariamente
al suo carattere lo guardò fissa negli occhi grigi simili a quello dei gatti,
baciandolo con trasporto. Il “presunto” amante le fece prendere l’iniziativa
per qualche minuto, divertendosi molto, quando Anna spingeva il seno contro di
lui, continuando a fare roteare la lingua dentro la sua bocca.
A un certo
punto l’uomo prese in pugno la situazione, stringendola contro di sé con
maggiore forza e penetrò la bocca con un vigore superiore, facendo eccitare la
donna fino alle viscere.
Nelle brevi
pause, Anna gli chiedeva di non smettere e continuare ad andare avanti, avrebbe
voluto sapere, il nome di chi le stava facendo provare bramosia, però le
mancava il coraggio di chiederglielo.
Improvvisamente
notò che al collo indossava un ciondolo di pietra azzurra, in cui era inciso un
nome e lei riuscì a intravedere la parola “Marco “, invece di confessarglielo
si lasciò gettare da lui fra i granelli di sabbia. I due amanti si
abbracciarono, cominciando a roteare per pochi minuti, fino a quando, stremati
da quel divertente gioco, si misero a ridere a crepapelle, senza smettere di
guardarsi negli occhi, quando si fermarono, l’uomo girò Anna sul fianco
sinistro, con i denti, le slacciò i laccetti del bikini, lasciandole scoperto
il seno.
Marco percorse lentamente con le dita la
schiena, fingendo che fosse un pianoforte e intonò la sua canzone. Terminato il
gioco, usò la lingua, leccando la pelle della donna, raggiungendo il collo e lo
mordicchiò mettendoci molta passione. Dopo spostò delicatamente l’amante
mettendola a pancia in alto, ricominciò a baciarla con ardore, soffermandosi
particolarmente sul seno, mordicchiando e stuzzicando i capezzoli, facendola
gemere di piacere, costringendola a chiedergli di non fermarsi, penetrandola
prima possibile.
Marco la
accontentò, avvicinandosi al basso ventre, sfilò subito lo slip, con i denti
slacciò i laccetti, che lo tenevano legato alla vulva della donna.
L’uomo rimase
attonito per un attimo mentre ammirava il corpo di Anna, perfetto nella sua
essenza, iniziò a baciarle la vulva, provocandole il piacere, arrivando perfino
a farsi pregare dall’amante di penetrarla e non potendo resistere a una tale
richiesta, si sdraiò completamente sopra di lei e la amò con tutto se stesso.
Fusero la passione, assieme al mare, in connubio con le onde, facendo scivolare
sotto i corpi, la stessa acqua, aumentando l’eccitazione. L’amplesso fu
un’esplosione dei sensi, unendo la pelle e l’anima. I due amanti si trovarono
abbracciati l’uno all’altra, nudi e avvolti solo dalla sabbia bianca. Marco
aprì gli occhi per primo e notò la fede all’anulare sinistro di Anna, non le
chiese nulla e lei sbottò dicendo che era in viaggio di nozze. Al termine delle
due settimane avrebbe chiesto la separazione.
Sentite
quelle parole, l’uomo sorrise, senza porre domande continuarono ad amarsi per
tutto il giorno (nascondendo la fede di Anna sotto a un sasso in spiaggia).
Il racconto di Elisabetta Mattioli “esplode” in una sensualità
che avvince il lettore e lo coinvolge “in progressione”, mentre il racconto si
svolge, si dipana denso, ricco di dettagli. È una ricchezza, la sua scrittura,
frutto di una particolare bravura sempre affinata nel tempo, con tocchi di
raffinatezza che sa soffermarsi sul termine “giusto”.
Elisabetta Mattioli possiede
anche una particolare “visione cinematografica”, che fa dei suoi racconti un’ottima
base per una sceneggiatura. Chi legge passa, con semplicità e senza forzature,
dalla parola scritta all’immagine e viceversa. “L’atollo” diventa il luogo del
desiderio che non può essere ingabbiato né bloccato.
Della stessa
autrice: George
Per le tue poesie c'è Lunedì Poesia
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