George
George amava il luogo dove viveva: era
un posto tranquillo, l’enorme castello si trovava nella campagna inglese,
lontano dai rumori molesti della città, unito al caos automobilistico, odiava
la nuvola puzzolente proveniente dai gas di scarico, esattamente come detestava
il vociare dei bambini, che con il passare degli anni era peggiorato.
Ormai la maleducazione regnava sovrana,
le madri lavoravano tutto il giorno, non avevano voglia di impartire alcuna
regola, al contrario lasciavano ogni responsabilità a baby sitter incapaci di ricoprire quel ruolo. Per non parlare degli insegnanti! La
loro occupazione consisteva nel far arrivare la fine del mese per prendere lo
stipendio; nella maggior parte dei casi erano inadeguate, troppo giovani, con poca
esperienza ed incapacità di reagire. Purtroppo, adottando un simile
comportamento, non potevano essere ad esempio oppure utili agli alunni, e il
risultato finale era ben sotto alle aspettative.
Invece, i vecchi tempi erano diversi! (Ripeteva volentieri il caro George), pensava
al saggio precettore, l’uomo al quale doveva la cultura, l’educazione ed anche
l’alto senso del dovere!
Il 1.700, era il suo secolo preferito, sotto ogni punto di vista! Alle soglie del Duemila gli mancava sempre di più, voleva solamente
lasciare del tutto l’adorata Inghilterra, abbandonando quell’antico maniero,
raggiungendo in via definitiva gli importanti Avi. Non tollerava nella maniera più
assoluta il continuo decadimento della società moderna, gli bastava vedere le
scolaresche in visita, un paio di volte alla settimana, per farsi venire
l’orticaria!
Non aveva la pelle da quasi duecentoquarant’
anni, ma l’atteggiamento debosciato dei piccoli esseri umani lo metteva K. O. …
pregava ogni notte di essere portato “all’altro mondo” a tempo indeterminato
(un termine che aveva sentito spesso, negli ultimi cinquant’anni), ma, con sua somma
sofferenza, questo non accadeva mai, e continuava ad essere “imprigionato” in
casa sua.
Forse non l’avete ancora compreso, ma George era un fantasma!
In realtà si chiamava: Lord George
Cedric, Duca di Canterbury. La sua famiglia era di alto lignaggio, fu educato
dal migliore maestro dell’epoca; fin dall’adolescenza mostrò di essere
intelligente, osservatore e buon conversatore, frequentò i salotti importanti,
all’età di vent’anni, la maggior parte delle fanciulle da marito (e non) erano
innamorate, affascinate o quanto meno attratte da lui, ma il giovane Duca non
poteva essere considerato preda facile. Cadeva difficilmente nella rete
femminile, prima di rimanervi imbrigliato ci rifletteva parecchio tempo (anche
troppo); dopo aver ottenuto una certa sicurezza, scivolava nelle braccia della
donna seduttrice per un tempo imprecisato, anche se di solito erano tre mesi. Trascorso
quel periodo, volgeva l’attenzione verso l’ennesima presenza femminile. Il bel
Duca era così, tremendamente volitivo, amante del gentil sesso, alla continua
scoperta di terre inesplorate. Infine… si annoiava facilmente, gli risultava
ostico rimanere accanto alla stessa persona per oltre novanta giorni.
Purtroppo, un “brutto” giorno, il bizzarro fato gli fece scacco matto!
George era impegnato in una battuta di
caccia; il cavallo decise di scrivere la parola fine alla folle corsa,
fermandosi improvvisamente, provocandogli una rovinosa caduta a terra. Il
cavaliere rimase ferito nell’orgoglio, la situazione precipitò nel momento in
cui udì alcune risa di scherno, voltò lo sguardo verso l’alto ed incrociò gli
occhi cerulei di colei che l’avrebbe rovinato. Era diversa rispetto alle altre
nobildonne: parlava con tono suadente ma deciso, raffinata nei modi, mai
volgare, vestiva in maniera elegante, sapeva cavalcare come fosse una valchiria
e, sotto le lenzuola, era la più appassionata tra le amanti; non solo si
“concedeva” senza troppe riserve, ma accantonava il minimo pudore, approvando
ogni fantasia, oltre a proporne in varie occasioni.
Si ribellava solo in un’unica occasione…
quando l’uomo le proponeva di accogliere nel loro letto alcuni amici fidati. In
tale caso, Lady Catherine cambiava atteggiamento, l’iride diventava blu scuro,
scuoteva la testa, negava le grazie al Duca ma lui non si arrendeva, continuava
a chiederglielo.
La situazione precipitò una notte di
plenilunio…
George si presentò nella Dimora di lei
senza preavviso, nella stanza era buio, si spogliò ed entrò nudo nel talamo:
ebbe una spiacevole sorpresa, al posto di Lady Catherine c’era il consorte dell’amata, che non gli
diede il tempo di reagire, l’uccise con il pugnale appoggiato sopra al
comodino.
Lady Catherine fu bandita
dall’Inghilterra, mentre al funerale del Duca pianse mezza Nazione.
Trascorsi due secoli e oltre, voleva
solo “trapassare” interamente, ma una fredda mattinata invernale udì dei passi
sconosciuti: appartenevano all’ennesima insegnante noiosa. Quando la vide fu
colto da un tuffo al cuore: era la copia “vivente” della splendida nobildonna.
Da quel giorno, il fantasma “George” amò terribilmente la Società moderna…
Facciamo un tuffo nel passato, con
questo nuovo racconto di Elisabetta Mattioli, che ci descrive anni
cronologicamente lontani… ma vicini nella descrizione di “vizi e virtù” che
appartengono al genere umano di ieri, di oggi e di domani, ricordandoci, così,
che “i bei tempi di una volta” non ci sono mai stati, se non nell’immaginario
collettivo.
È sempre affascinante, nei racconti di Elisabetta Mattioli, il connubio
reale-irreale, palpabile-impalpabile, materiale-immateriale; l’autrice sa
trattare questi temi porgendoli con leggerezza e “gioco”, mentre il lettore
scorre piacevolmente e contemporaneamente le parole scritte e le immagini che
si formano davanti agli occhi. In altre parole, questi racconti si trasformano
istantaneamente in immagini in movimento, grazie alla rara bravura dell’autrice.
Della stessa autrice: Aysha
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