Ecco il testo che la poetessa e critico
letterario Angela Furcas, madrina
del Premio, ha dedicato al concorso di poesia «Keramos».
Tutto ciò
che è vive, e tutto ciò che vive ha il suo linguaggio.
Non esiste
qualcosa che non riesca a comunicare, perché senza comunicazione non esiste
trasformazione e senza trasformazione non esiste evoluzione.
Non sembri
puerile che i Poeti e gli Artisti si rivolgano alle grandi realtà fisiche dell’esistenza
come la Luna, la Terra, il Sole, il Mare.
Ognuno di
noi, preceduto e proceduto da esse, le porta dentro e il dialogo continua, a
volte silenziosamente, a volte attraverso l’espressione artistica o la Scienza.
È la voglia
insopprimibile di continuare a parlare con le realtà vitali da cui abbiamo
avuto origine e non lascar morire il ricordo di quella primigenia genitorialità:
è il rimpianto della Madre di tutte le Madri.
È anche il
ricordo incancellabile delle prime parole degli atomi, che nessuna lingua
conserva, ma sopravvive nelle fiabe, nei giochi, nei segni sulla pietra,
divenuti ormai muti ambasciatori e relegati a leggenda.
Ecco che l’Arte
restituisce alle cose la Parola ed i Poeti inneggiano alla Luna, alla Terra natia,
al Mare, e gli Artisti generano forme nuove e battezzano col colore il ricordo
sbiadito delle cose per rivivificarlo.
L’Arte è
un rito e gli officianti sono coloro che riescono a ricollegarsi alle origini di
se stessi e d tutte le cose riproducendo con bocche e mani tremanti, dinanzi al
miracolo di un piccolo Fiat, una nuova esistenza.
Angela Furcas
Agropoli,
14 luglio 2012
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