lunedì 5 agosto 2013

La recensione di Annamaria Perrotta per Iago



Ecco la recensione che la professoressa Annamaria Perrotta, poetessa e critico letterario, ha scritto in occasione della presentazione, qui ad Agropoli, della raccolta “Concerto per carta e inchiostro” del poeta Iago.
Qui trovate le foto dell’evento e qui le info sulla pubblicazione.
Per contattare Iago: iago_sr@libero.it
Per contattare Annamaria Perrotta: fresiannah@yahoo.it

Fatemi scrivere altro io non chiedo”. Forse è racchiusa in questa frase la chiave di lettura dell'opera di Iago “Concerto per carta e inchiostro”. Il testo è ricco di parole che si impongono, si staccano dal bianco del foglio, parole che scalfiscono, entrano senza mezzi termini, vivono al di fuori delle pagine. Iago dice, nella nota introduttiva, che “l’occhio deve saper ascoltare il movimento dei versi”, in un incontro sinestesico che abbraccia il lettore. 
Te ne accorgi subito, non solo dal titolo, ma dal ritmo, dalla musicalità dei versi, in cui assonanze, consonanze e allitterazioni si inseguono con maestria: le parole e le pause creano onde sonore che spazzano via la muffa degli eufemismi. Ecco che nel prologo l’autore si presenta, cerca attenzione, preannuncia un concerto senza esclusione di note, dimostra gratitudine al caro foglio, sul quale lui scrive un canto di vita, sul quale ogni verso sembra orientato al rinnovamento interiore . Ma prima di cominciare l’autore riscalda la voce con lo Scioglisuono, come fa il tenore prima di un concerto. Ed ecco, saltare dalle pagine suoni e rumori che si inseguono, si scontrano, fanno capriole nell'aria, in un non-senso che suscita interesse e attesa. Con il Minuetto e le sezioni successive, si apre un mondo di ispirazioni ed emozioni, bisogni sussurrati, cantati e urlati, che zampillano dal cuore e diventano carezze, frecce, schiaffi e abbracci, si percorrono vie inesplorate, significante e significato si incontrano e si dividono,  si abbattono le convenzioni che invecchiano la mente e il cuore, per un approccio che imponga domande più che risposte.
Iago è capace di ritrovare nella specificità dei propri mezzi compositivi nuove possibilità formali ed espressive. Il bisogno del poeta di esprimersi, esonda dalle pagine ora con cadenza lenta, ma costante, ora con impeto che frastorna, scuote e disturba. Lui stesso definisce il poeta come un “acerrimo disturbatore di normalità”.  Contro la sordità e la cecità intellettuale e morale, il poeta spesso si ritrova solo, con l'anima colma di vita, ha bisogno di calarsi nella realtà, senza compromessi, tuffandosi a capofitto nella natura delle cose, contro gli specialisti dell’ovvio e del qualunquismo.
Vedete cari umani è cosa semplice
sentir da dove viene la mia musica,
piuttosto mi preoccupo per voi
                             che sordi come siete
                             perdete
note eccelse a più non posso”.
Il poeta si muove con determinazione davanti ad una società impegnata in un pogo collettivo e frenetico, dove mancano validi punti di riferimento, dove l’indifferenza appiattisce i sentimenti e la compassione diventa pietismo.
A chi sei figlio, amico? A padre niente e madre nessuno”
Già nel precedente lavoro di Iago “L'alibi perfetto”, il poeta denuncia il naufragio della società contemporanea in una situazione di stallo, in cui non c’è spazio per la crescita personale e collettiva. Nel Concerto per carta e inchiostro ogni aspetto dell'esistenza sembra acquisire dignità attraverso il battesimo simbolico con l'inchiostro,che dà corpo alla sete di emozioni. Le parole esigono una grammatica nuova, non codificata, un novello stil novo capace di stravolgere la retorica delle parole, scuotere gli animi dal quietismo, che è l’anticamera della corruzione.
Chi  vede non vuole chi ama non dice
ruba la mano distante dal vero
il foglio non sfoglia sane figure
sempre vestite di stessa vernice
quello che serve è liquido vero
pesante e preciso come la scure”
Quello di Iago è il linguaggio poetico del terzo millennio che punta al recupero delle emozioni recluse, annidate negli anfratti del cuore, che cerca di dar corpo  alle vibrazioni inquiete che sono dentro di noi, che mira a cogliere l’essenza delle cose contro l’ipocrisia delle mezze misure, perché la poesia, come ci ricorda lo scrittore  Erri De Luca “ è pronto soccorso, è botta di salvezza”.
Perché leggere Concerto per carta e inchiostro?
Per tuffarci nella mescolanza delle percezioni, per abituare l’occhio ad ascoltare e il cuore a ricevere. Per non rimpicciolire i nostri orizzonti e per imparare a sorprenderci, lavorando su noi stessi senza esclusione di colpi. Per abituarci al dubbio che è il primo passo per avere speranza.
                                                                  Annamaria Perrotta



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