Arriverà
Autrice:
Maria de Gennaro
Che desidero
alla mia età, mentre sosto sul mio terrazzo?
Il sole va a
dormire dietro i monti, la natura è intrisa di placido languore, i rumori si attutiscono e le voci anche, i negozi chiudono, il traffico
diminuisce, l’aria imbruna, gli uccelli, pochi, cinguettano e svolazzano, dirigendosi
ai serotini nidi.
Non ci sono più
le lucciole, ma le stelle tra poco
arriveranno a scintillare.
Non si sentono
più le note dell’Angelus, né ci sono più le allegre numerose nidiate che
attendono il rientro del loro papà dal lavoro.
Come il mare, così
il cielo dà a volte sgomento e parla di misteri, ma anche di arcane melodie e
di suggestive leggende, di antichi miti greci che solleticano la mente, ma lo
sguardo ritorna al cielo per contemplare lo spettacolo grandioso della sera e si
ammira tanta eterna bellezza.
Le chiome
fruscianti degli alberi creano grandi macchie scure e sembrano vigili guardie
della quiete notturna.
In cielo tante
sfumature e diverse tonalità: rosa, rosse, violette, porpora, celesti, bianche,
gialle oro.
L’occhio ammira
estasiato. Sembra di essere inseriti in un quadro.
Non c’è pittore
più grande della natura e perché no, del Creatore.
Arriva la calma
sera rasserenando l’aria, le stelle cominceranno a palpitare e seguiranno in
corteo una luna splendida ed immacolata.
Non arriva più
il Ponentino, bloccato dal cemento, ma a Ponte di Nona c’è spesso un vento
impetuoso che butta giù gli armadietti non ben fissati, le tende ed altro.
Non arriva il Ponentino, ma a volte arriva un pollicino.
Non arriva il Ponentino, ma a volte arriva un pollicino.
Di mattina spesso
insieme agli uccellini che cinguettando chiedono briciole di pane o chicchi di
riso cotto, arriva little Eduard. Che non chiede cibo, né cinguetta, ma vuole
solo guardare in giro per capire dove si trova.
Little Eduard
non è un bimbo bello.
È gracilino, occhi
e capelli scuri, naso un po’aquilino, ma elegante e leggero nei movimenti.
I pantaloncini
grigi dalla piega impeccabile, la camicetta con i quadretti verdi e beige, il
cardigan grigio e le pantofoline di stoffa beige.
Guardandolo, si
capisce che è un bambino con un cervello.
Sembra anche un
bimbo molto educato.
Da dove arriva
questo pollicino?
È forse il vento
impetuoso che da altri lidi lo spinge fin qua?
Si tuffa dal
cielo? O forse come un Tiramolla salta dalla strada o come un uccello vola dai
balconi dell’edificio di fronte o si arrampica sui cancelletti divisori dei
balconi vicini?
A volte
sventola, come una bandiera, appoggiato con le due manine alla pianta dell’eucalipto
e sembra annusare, poi va verso i gelsomini ed i giacinti per sentirne il profumo
ed infine si dirige verso la mentuccia, la guarda, la pregusta, ne stacca una
foglia e la mangiucchia.
Altre volte
passeggia lentamente sul parapetto del balcone e si guarda in giro curioso.
Ma appena ti
giri o ti allontani, sparisce.
È la nera cornacchia
che lo ha rapito o si è aggrappato ai raggi del sole per allontanarsi.
Per andare... dove?
Ma Little Eduard
ogni tanto ritorna: la mise è la stessa, lo stile anche.
Non piange e non
ride come nel gioco:
Vado a Gerusalemme senza ridere e senza
piangere.
Quando si
tratterrà, quando ritornerà?
Non si sa.
È un bambino
senza età, senza dimora, non si sa quando arriva né quando riparte.
È un bimbo che
non ride e non piange, che non chiede e non dà.
Sa solo che lo
desidero e perciò ogni tanto arriva ed ogni tanto se ne va.
Ed io già so che
arriverà a portarmi un attimo di forse ansiosa felicità.
Per
contattare l’autrice: maradegennaro@yahoo.it
Maria
de Gennaro accompagna il lettore in una “piccola”
storia intrisa di uno stupore – quello stupore che i bambini conoscono bene ma
che gli adulti dimenticano troppo spesso – potenziato da un linguaggio quasi cantilenante.
«Arriverà» potrebbe essere una favola metropolitana, e in un certo senso lo è,
ma l’artista sa anche cogliere il senso profondo della natura che ancora ci circonda,
anche se ormai è sempre più relegata in ambiti ristretti, recinti ben
delineati. E forse è proprio questo uno dei messaggi del racconto: la perdita
del “senso di immersione” nella Natura.
Little Eduard è la parte “strana” di noi
che ancora questo “senso” lo possiede, e viene a dirci che ciò che è veramente
strano è il nostro distacco dall’ambiente naturale.
Maria
de Gennaro sa cogliere una necessità che è di tutti
noi, anche di coloro che non sanno dare un nome al crescente malessere “metropolitano”.
«Arriverà» è un augurio semplice, intenso,
essenziale, e al tempo stesso un garbato invito a prestare attenzione ad un
legame che i troppi rumori della “civiltà” (?) vorrebbero sopraffare,
cancellare.
L'attesa del ritorno è ancora più bella del ritorno stesso. Bello questo racconto di Maria de Gennaro.
RispondiEliminaChiara Pizzimenti di Vanity Fair
Stringato e sintetico ,stile da vera giornalista
EliminaThanks
Maria de Gennaro
“Come il mare, così il cielo dà a volte sgomento e parla di misteri, ma anche di arcane melodie e di suggestive leggende, di antichi miti greci che solleticano la mente, ma lo sguardo ritorna al cielo per contemplare lo spettacolo grandioso della sera e si ammira tanta eterna bellezza.”
RispondiEliminaC’è tutto qui. C’è il senso del racconto e c’è Maria de Gennaro. C’è il senso strano di sapersi viva attraverso la contemplazione. Operazione antica ma non più praticata. La contemplazione di una natura che tanto ancora offre, anche in quelle città dove è stata sventrata, sfrattata, quasi ammutolita. E la natura rimanda se stessa all’osservatore attento senza rimpianti o rancori per quell’essere – l’uomo – che non le è stato d’aiuto.
Offre la gradazione di colori, di odori, di percezioni, di sfumature, di sensazioni. Offre la gioia di sapersi ancora capaci d’emozioni. Come Pollicino, l’alter ego dell’autrice ed al contempo la misura, il metro, il tentativo, l’aspirazione, l’ipotesi. Pollicino è in controluce l’autrice e l’altro da sé, sullo sfondo di uno squarcio, di uno scorcio che tanto richiama alla mente la calma di una sera d’estate.
Gli indiani d’America, i panteisti, gli spirituali d’Oriente, i visionari d’Occidente da sempre benedicono la natura perché sanno di poterne ricevere altrettanta, più potente e persuasiva, salvifica benedizione.
Complimenti all’autrice, che con poche, decise pennellate è riuscita a rendere la complessità del rapporto tra l’uomo moderno-urbano e la natura.
Antonino Cicero
Risposta ad Antonino Cicero
RispondiEliminaNon mi ritrovo del tutto nel commento ,in particolare non penso che il pollicino sia il mio alter ego E’,invece, l’espressione di un mio desiderio, una fantasia che esprime ciò che vorrei: un cucciolo di uomo da coccolare , non un cane o un gatto I cani di razza mi piacciono non poco ,ma in casa vorrei un baby ,figlio però di un genero che mi piaccia .Altrimenti non gli apro la porta .
Non penso inoltre che siano solo gli Indiani d’America o gli spirituali d’Oriente etc , ad amare la natura ,sono convinta che amano gli spettacoli che essa offre tutte le persone sane e la desiderano persino i non sani perché la natura sana . Grazie per il commento molto ben redatto
Maria de Gennaro
Gentile Maria, il suo racconto, bello e leggero come un acquerello d’altri tempi.
RispondiEliminaOttavio
Mi fa piacere che lo veda come un acquarello,anche perchè mia figlia Giuliana ,anche pittrice ,ha spesso usato la tecnica dell'acquerello collegandosi alle guaches napoletane . Grazie
EliminaMaria de Gennaro
Molto bello, complimenti.
RispondiEliminaEnrico
Trovo bella e poetica l'osservazione della sera che scende piano, tra i colori magnifici del cielo ,il lieve cinguettio di uccellini e la promessa di stelle E poi...la compagnia imprevedibile ,ma sempre gradita di Little Eduard, metafora di una speranza,che per ciascuno di noi prende un significato diverso. Complimenti
RispondiEliminaGrazia