Nella nebbia
La nebbia
che
mi avvolge,
non c’è orizzonte,
sola,
in mezzo a case
alberi muri
appena percepiti
e immaginati.
Non c’è paura
ma un soffice abbraccio.
Uno scialle
cade sul viso
e il calore del respiro
mi riscalda,
mentre l’affascinante paesaggio
mi protegge.
Sussulto nel sentire
un fiato che ritma leggero
e affannoso dal freddo,
mi passa accanto,
nella solitudine
unico segno
della presenza di un uomo.
Lungo il suo manto scuro,
lucido il suo pelo al collo,
folti i suoi baffi,
chino il suo corpo
che nel cammino
dondola i suoi passi.
L’indifferenza l’accompagna
e complici dello stesso andare
ci dissolviamo.
Per contattare l’autrice: marise.g@libero.it
La nebbia è forse il fenomeno naturale
che più inquieta, di solito, perché fa smarrire gli abituali riferimenti. Per Marise Gallo, invece, essa diventa
protezione confortevole e occasione di ricercata solitudine. “Nella nebbia” ci
presenta versi molto brevi, spesso le singole parole sono seguite da un segno
d’interpunzione: l’autrice vuole “distanziarle”, “isolare” le une dalle altre,
offrendo anche in questo modo quella che è la percezione che abbiamo della
nebbia.
Marise Gallo descrive al meglio anche un incontro
“nella” nebbia: un incontro non minaccioso né allarmante, ma anzi – seppur si
tratti di passi segnati dall’indifferenza – è possibile descriverne le
particolarità grazie ai sensi che “funzionano” per la vicinanza. Infine, ci si
dissolve, come non potrebbe essere altrimenti, nella nebbia.
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