Rassegna
A Testa Alta
Venerdì 6 Marzo 2015 ore 18:30
Visioni Interiori
La pittura di Andrea Guida
Appuntamento presso la
Libreria L'ArgoLibro
Viale Lazio, 16
(zona sud, adiac. Via Salvo D'Acquisto,
nei pressi del Centro per l'Impiego)
Agropoli (SA)
Infoline 3395876415
Un giudizio di Alfonso Gatto
Questo
originale e solitario pittore del Cilento vive nel tempo e fuori dal tempo con
un’immobilità perfetta, si potrebbe dire religiosa, di osservatore e di
memorialista.
Del tempo,
più che le notizie e la storia credo abbia il sentimento,che è proprio dei
poeti: della cronaca, che è tutta portata via dalla sua ansia di passare, egli
raccoglie e ferma l’evento che dia dell’uomo, della sua famiglia d’erbe e di
animali, un’immagine durevole e riavvicinata alle altre memorie che ne
tramandano le effigi e il silenzio, più che la parola.
Vivendo e
lavorando in due grandi città morte che vivono rivelandosi ogni giorno
all’indagine e all’occhio degli scopritori, prima Paestum, poi nell’Elea di
Zenone, a pochi chilometri da Marina d’Ascea, dove è nato, il pittore Andrea
Guida vi ha trovato radici, più che suggestioni e soggezioni culturali: il
rispetto dell’ “antico”, semmai, era all’altezza dei pensieri che andava
facendo sull’uomo e sulla condizione contadina, tra la vita e la morte.
Nel vivo
delle colorazioni, nella primordialità caratterizzante del segno, sempre
vincente, sempre preminente nella sua disputa visionaria, Guida realizzava già
dai primi esempi una pittura povera, la cui ricchezza era tutta interiore,
meditativa, riassunta in una semplificazione espressionistica quanto
accusatrice.
E tutto
questo fuori da ogni impegno ideologico e dagli innegabili aiuti indicativi che
la polemica dà semmai con la meraviglia che può suggerire la scoperta di una
cultura e di un’arte interessate ai vivi più che ai morti, al non-sapere più
che al sapere.
Credo che
le qualità riconosciute ad Andrea Guida da altri critici (da Russoli a Morini a
Bovi) sono tutte confermate e a oltranza.
Torno alle
mie affermazioni iniziali: questo originale e solitario pittore del Cilento è
riuscito a dare nel tempo, più che le notizie e la storia, quel sentimento di
durata, di addolorata stupefazione, propria dei poeti che osservano
religiosamente i fatti della vita e della memoria, la realtà e l’irrealtà insieme
di un umano paese contadino.
Sono
quadri che fissano gli occhi, che non ci lasciano passare invano.
Dobbiamo
fermarci a vederli, forse ad ascoltarli...
Anche il silenzio parla, e accusa.
(Alfonso Gatto)
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