Ondeggi
Ondeggi tenda
di soffi leggeri, irregolari
luminosa nella penombra
non regali la carezza che la mia guancia
umida attende.
Ondeggi
e con te anche il mio petto
su questo letto ormai caldo e
fastidiosamente accartocciato e scomposto.
Vorresti forse imbrigliare il tempo ?
Cadenzandolo di respiro dargli misura?
Fissarlo con gli spilli di ghiaccio
dell’aria?
Solo il sonno, credo, mi rimane da
sperare
Solo il sonno a liberarmi da queste
mura.
Daniela Freggiaro continua a farci notare quanto l’intensità sia presente nel piccolo
oggetto, nel quotidiano movimento: qui la protagonista è una tenda gonfiata da
un vento lieve, pigro, nelle ore silenziose in cui la penombra riempie l’aria. Una
dolente calma è padrona delle ore descritte, mentre c’è contrasto tra il movimento
della tenda e l’immobilità della figura umana costretta a letto.
Daniela Freggiaro conosce il
sottile legame tra il gesto e la riflessione, tra la materia percepita dai
sensi e “l’inavvertibile” che solo l’artista sa rendere concreto. Così le
domande rivolte alla tenda non sono illogiche, ma son parte di un dialogo
reale, “visibile”.
Della stessa autrice: Piove
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