venerdì 4 febbraio 2011

Recensione Alimentazione mediterranea e stile di vita

Luigi Crispino


Alimentazione mediterranea e stile di vita

Centro di Promozione Culturale per il Cilento



Non amo le pubblicazioni prettamente dedicate all’alimentazione e alla cucina, trovo sia un argomento molto abusato, innanzitutto in televisione e poi di conseguenza anche nell’editoria, più o meno quanto la meteorologia. Mi sono quindi accostato un po’ con scetticismo a questo volume che comunque si presentava immediatamente come qualcosa di più ricco e variegato del solito, anche dal punto di vista più strettamente legato all’alimentazione. È bastato sfogliarlo per rendermi conto che si tratta di qualcosa di ben più “allargato” e coinvolgente, perché l’autore scrive – con competenza e passione – di miti, di simboli, di storia, insomma delle nostre radici più illuminanti e anche per questo affascinanti.


È un libro necessario, questo, da diversi punti di vista. Da un punto di vista medico, per tentare di arginare uno strapotere mediatico che cerca quotidianamente di convincerci (e purtroppo di solito ci riesce) che le cosiddette “merendine di marca” sono un prodotto genuino. Da un punto di vista culturale, ci fa davvero toccare con mano l’intimo legame tra cibo, alimentazione, ed evoluzione socio-economica di un popolo.


Capitolo dopo capitolo, viene evidenziata una visione del corpo umano e del concetto di salute squisitamente olistica, e sono particolarmente rivelatrici le parole riportate a pagina 51: “Per mantenersi in buona salute è essenziale associare i singoli alimenti in maniera corretta sì che la dieta, nella sua completezza, sia funzionale per tutto l’organismo anche se vi sono cibi con effetti specifici su alcuni organi. Ogni scelta va fatta nell’ambito di una visione globale ed organica di tutto il processo nutritivo, in cui ogni alimento riveste una sua precisa collocazione ed utilità nell’assemblaggio armonico di principi nutritivi e non nutritivi.”


La “scommessa” – culturale prima ancora che alimentare – della diffusione della dieta mediterranea, quindi, è proprio questa: renderci sempre più consapevoli dello strettissimo legame tra abitudini alimentari e stato di salute psico-fisica.


Il capitolo intitolato “Cibo tra religione e magia” illustra con particolare efficacia la potenza del simbolo, attraverso i secoli, in un ambito – qual è quello dell’alimentazione – che a una lettura superficiale potrebbe sembrare immune da tali influssi. I capitoli (intitolati “Antropofagia”, “Digiuno rituale”, “Tabù”, “Simbolismi” ed “Ex-voto”) sono ricchi di esempi, citazioni e considerazioni calzanti. A proposito del fortissimo simbolo culturale dell’anoressia, ad esempio, a pagina 86 leggiamo: “Secondo Bryan Turner, (…) l’anoressico evita il vergognoso mondo del mangiare, raggiungendo contemporaneamente un potere personale e un senso di superiorità morale attraverso il corpo emaciato. Il suo tentativo di disincorporazione attraverso la negazione diventa il simbolo del loro potere morale.”


L’anoressia, quindi, come disperato tentativo di sfuggire in qualche modo al dominante maschilismo dell’epoca. Maschilismo oggi un po’ meno dominante ma tutt’altro che sorpassato da una società evoluta ancora di là da venire. Mi ha colpito in particolare l’usanza letta a pagina 98: “In Russia gli sposi si scambiano in Chiesa per tre volte il calice di vino e l’ultima goccia deve essere bevuta dalla sposa la quale così mostra la sua rassegnazione ad accettare il calice delle amarezze.”


Tutto il libro, comunque, è ricolmo di collegamenti interessanti che contribuiscono, tra l’altro, a colmare lacune consistenti. Ci sono un’infinità di pubblicazioni specifiche sulle ricette, ad esempio, che però mancano, come afferma lo stesso autore, “della partecipazione emotiva, del pathos”. Aggiungerei che ci sono infinite pubblicazioni tecnico-scientifiche dedicate all’alimentazione che mancano, anch’esse, di collegamenti illuminanti con la realtà sociale nella quale un determinato tipo di alimentazione è immersa.


Questo saggio, con competenza e passione, evidenzia ai nostri occhi un’infinità di fili apparentemente invisibili che regolano e spiegano le dinamiche sociali legate all’alimentazione, ieri come oggi come domani. Forse, tra i tanti, è questo il merito maggiore dell’autore. È sempre un merito raro e particolare, svelare l’invisibile che regola il visibile.




Francesco Sicilia



Per informazioni e acquisti: http://www.cilentocultura.it/

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