giovedì 13 gennaio 2011

Le 5 magiche domande aperte a Ludovica Mazzuccato


Ludovica Mazzuccato, classe 1978, frutto di un innesto d’amore tra la terra Veneta e quella Emiliana, ha cominciato giovanissima a manifestare il suo amore per la poesia aggiudicandosi nel 1992 il Primo Premio alla 25° Edizione del Concorso Internazionale indetto dal C.I.A.S. di  Roma e dall’UNESCO. Da quel momento in poi ha raccolto numerosissimi e prestigiosi riconoscimenti letterari, come poetessa e come narratrice, in Italia e all’estero. Nel 2003 ha pubblicato con Edizioni MB la sua prima raccolta “Ricette di Poesie”.
“Scusa ma ti chiamo poesia”, la sua silloge più recente, è contenuta nell'antologia Poetika 2008 avendo vinto il premio omonimo indetto dalla Midgard Editrice (PG).
Attualmente sta preparando una nuova raccolta poetica essendo la vincitrice del primo premio Gran Galà Internazionale di Poesia “Poet Maudit”, indetto dal Circolo Strane Abitudini si Sulmona (AQ).
Iscritta ai giovani artisti ferraresi, è vicedirettore del trimestrale “Finestre Aperte” – rivista a sostegno della Causa di Canonizzazione della Serva di Dio Maria Bolognesi – dove si occupa anche dell’editoriale e della rubrica “Sulle Ali della Poesia”.
Per “Parole Sparse Edizioni” ha ideato un corso on line di poesia, acquistabile, assolutamente innovativo che sta avendo un buon successo.
Collabora con il sito www.isoladellapoesia.com dove vengono pubblicati i suoi articoli in “difesa” della poesia.
Tiene seminari di poesia, organizza concorsi letterari nelle scuole elementari, è molto ricercata per la sua arte oratoria e ama mettere al servizio degli altri la propria inclinazione artistica a 360°.


Come sei venuta alla vita?

1 – Sono venuta alla vita, il 20 febbraio 1978, nella città degli Estensi – Ferrara – con una bic già in mano e anzi, credo che dalla prima ecografia il ginecologo si fosse già accorto che la penna era il naturale prolungamento del mio braccio, ma invece ha pensato fossi un maschietto!
Mia mamma mi racconta sempre che sono nata alle 7 del mattino e diluviava: non erano gli angeli che piangevano perché ero stata sottratta a loro per inviarmi sulla terra, erano i litri di inchiostro simpatico con cui scrivevo quando ero ancora lassù!
Poi, sono nata una seconda volta: quando ho scritto la prima poesia e ho ricevuto la “chiamata” dalla dea Calliope.
Avevo poco più di otto anni e non mi rendevo completamente conto che la mia vita stava prendendo una “piega” particolare e ciò che in realtà mi piaceva tanto fare, cioè scrivere, mi allontanava da quella rassicurante normalità che aleggiava intorno alle mie coetanee tutte impegnate a sognarsi sposate con il principe azzurro, mentre io appoggiavo un orecchio al tronco degli alberi per sentire il loro cuore battere.
Scrivere la prima poesia – cioè il primo componimento che fosse degno di essere chiamato tale per figure retoriche e musicalità, e non solo per la “forma” dell’andare a capo – è stato come respirare per la prima volta. Un atto naturale e allo stesso tempo inedito, che suscita in te timore ma al quale non puoi opporti, quasi sopraggiungesse un istinto di sopravvivenza.
Oggi, a quasi trenta tre anni, mi rendo conto che vengo alla vita ogni volta che scrivo una poesia o una racconto. Quando li rileggo mi sento appena nata: piena di energie, di entusiasmo e, contemporaneamente, spaventata dalle emozioni che provo!


Qual è il tuo messaggio?

2 – Il mio messaggio è molto semplice. Credo che nel mondo ci sia tanta insoddisfazione e  sovrabbondanza di sentimenti negativi perché pochi sono coloro che hanno il coraggio di vivere a modo proprio.
Se ci limitiamo ad adeguarci ai luoghi comuni, a fare le nostre scelte “sposando” degli stereotipi, ci ritroviamo a sopravvivere, cosa  ben diversa dal vivere!
Sopravviviamo perché il nostro fisico “funziona” – il nostro cuore pulsa, respiriamo, appaghiamo i bisogni fisiologici – ma vivere significa “alimentare” la nostra anima, seguire i nostri sogni e i nostri desideri.
Spesso è una strada in salita, ma quando si arriva sulla cima c’è sempre uno splendido panorama che ci attende e, magari, una stella alpina, nata in un crepaccio.


Di cosa ti nutri?

3 – Mi nutro di vita, ovvero delle piccole emozioni quotidiane, le briciole che la gente lascia cadere in ogni dove e che calpesta mentre si lamenta della propria vita piatta e grama.
Se non sprecassero quelle briciole! A questo servono i poeti e gli artisti in genere, a raccogliere gli emozioni che alla maggior parte delle agente sfuggono, per restituirle a quelle stesse persone in una sorta di fotosintesi.
Mi capita di essere al supermercato o in coda in un ufficio pubblico e di “cogliere” le sfumature comportamentali di chi mi circonda e di trasformarle in ispirazione poetica.
La poesia è ovunque proprio come lo zucchero – lo sanno bene quelli perennemente a dieta – forse per questo dovrei fare un po’ di palestra!
Leggo molto, quindi sono anche una vampira ghiotta d’inchiostro.
Di questo mi nutro, oltre che di tortellini e di salame nostrano!
Amo nutrire gli altri: sono un ottima cuoca visto che tutti si invitano a cena da me!
In fondo il cucinare e lo scrivere sono due attività che hanno molto in comune: ci vogliono gli ingredienti giusti, amorevole pazienza e lo scopo finale è di mettere in moto i sensi di chi fruirà del “prodotto finale”.


Chi vuoi ringraziare?

4 – Ringrazio Dio che mi ha dato questi “talenti” e la mia famiglia che non ha mai smesso di incoraggiarmi nel metterli a frutto.
Ringrazio in modo particolare mia mamma Anna e mia sorella Federica.
Ringrazio Prevért, Alda Merini e tutti i grandi scrittori che mi hanno aiutato ad accettare le tante spine della mia vocazione artistica, tra cui la “diversità” del poeta che lo accompagna per tutta la vita come il dono più prezioso e, nello stesso tempo, la croce più pesante.
Ringrazio i miei ex che hanno saputo essere degni “muse”.
Ringrazio la persona che domani incontrerò sul marciapiede e mi sorriderà.
Ringrazio la mia sensibilità che mi fa vivere tutto amplificato: il dolore ma anche la gioia!

Che cosa chiedi?

5 -  Chiedo che l’arte – e in particolare la poesia – non sia più considerata un hobby al pari del bricolage, ma un vero e proprio modo di vivere.
Chiedo che ognuno sappia accettare e valorizzare la propria diversità come l’elemento che ci accomuna tutti e sul quale si basa l’equilibrio dell’universo.
Chiedo di essere amata per ciò che sono: “Il fatto è che sono una scrittrice: una donna scrittrice non è una donna di casa che scrive, ma qualcuno la cui intera esistenza è condizionata dallo scrivere” (Simone de Beauvoir).

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